Visto che tra pochi giorni il piccolo Crocefisso comperato dallo Stato e di pretesa attribuzione michelangiolesca approda a Milano a fianco del Michelangelo più bello che ci sia, la Pietà Rondanini, mi è venuto lo sfizio di stilare la classifica delle sculture per me più belle del mondo. Con qualche paletto: niente opere dell’antichità, poche viste e non sufficientemente conosciute. E una esclusione forzata del grande romanico che potrebbe ingombrare in eccesso la classifica (Chartres, facciata ovest, Bamberga, Reims, Moissac, Vezelay, Silos…). Considero solo sculture di cui si sappia, nome e cognome, l’autore. E per ogni autore mai più di un’opera.
1. Michelangelo, Pietà Rondanini
2. Donatello, Discesa al Limbo, Pulpito nord, San Lorenzo
3. Giovanni Pisano, La Tomba di Margherita di Brabante, Genova
4. Wiligelmo, La creazione di Eva, Modena, Duomo
5. BenedettoAntelami, La Crocifissione del Duomo di Parma
6. Bernini, Apollo e Dafne
7. Cellini, il Duca Cosimo I
8. Jacopo della Quercia, La Tomba di Ilaria del Carretto
9. Alberto Giacometti, L’uomo che cammina (1944)
10. Rodin, Il monumento a Balzac
11. Nicolò Dell’Arca, Il compianto di Santa Maria della Vita
12. Costantin Brancusi, il bacio (1908)
13. Tilman Riemeschneider, l’altare di Rothenburg
14. Lorenzo Ghiberti, la predella di bramo nella porta del Paradiso
15. Gaudenzio Ferrari, la statua di Cristo che sale la scala santa, cappella 32 Sacro Monte di Varallo
Riflessioni a classifica stilata. Primo, le idee non sono così chiare come in quella dei quadri. C’è un filo conduttore, ma mi scopro più condizionato da valori “non sindacabili”. Secondo, la scultura è, per quattro secoli, un’arte radicalmente italiana, un’arte radicalmente italiana. Che fatica lasciar fuori tanti immensi “minori”: Mochi, Laurana, Civitali, Luca Della Robbia, Desdierio da Settignano, Bambaia, Giovanni Antonio del Maino. Terzo, il Novecento entra a fatica perché i confini della scultura si fanno molto fluidi. E forse proprio in quel terreno sintatticamente inquieto è più grande, Giacometti a parte: Jannis Kounellis e Richard Serra ho la sensazione potrebbero tenere il confronto meglio di Henri Moore. Pochi dubbi sul primo posto della Pietà Rondanini, vertice e sintesi assoluta di ciò che l’uomo può intuire del proprio destino.