È un tour virtuale della cappella, spettacolare, anche se con effetti un po’ da ottovolante. Il Vaticano lo ha fatto realizzare dall’Università di Villanova, in Pennsylvania. Ci hanno impiegato tre anni… Dedicategli cinque minuti… Qui (con pazienza, ci impiega un po’ a caricare)
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Michelangelo e il san Giuseppe ritrovato
È uscito in edizione accessibile (per il prezzo: era 150 euro, ora a 38; Jaca Book) il libro di Heinrich Pfeiffer sulla Sistina svelata. Lo studioso gesuita scava dentro il programma iconografico dell’intera cappella, ma la parte più sorprendente è quella finale che riguarda il Giudizio Universale. Sorprendente per vari motivi. Primo, perché costringe a uno sguardo su questo gigantesco affresco che non sia uno sguardo “all’ammasso”, in cui la fantastica visione dell’insieme si mangia i particolari e il senso interno della costruzione. Secondo, perché scavando si scoprono le incredibili libertà che Michelangelo si prende rispetto alla tradizione. Come l’affresco sfonda la parete di fondo, portando il cielo dentro la cappella (interessante l’assenza di ogni cornice e di ogni elemento che riporti al fatto che si tratta di una rappresentazione; Michelangelo ci spalanca “una visione”), così Michelangelo sfonda lo status quo dell’iconografia. Pfeiffer innanzitutto ristabilisce una logica che tiene insieme i vari gruppi dei salvati che ruotano attorno a Cristo giudice. Dentro questa griglia fa piazza pulita di tanti errori che rendevano stranamente incorenete l’insieme.
Il più clamoroso è quello che riguarda san Giuseppe, da sempre (anche nel recente libro edito dai Musei Vaticani con il Sole 24 ore) creduto sant’Andrea. Ma nota giustamente Pfeiffer, che ci fa Andrea nel gruppo degli immediati precursori di Gesù (c’è il Battista, Elisabetta, Zaccaria…)? In realtà quella figura monumentale, di spalle, nuda che imbraccia due legni incrociati è il falegname Giuseppe. Maria, l’unica figura completamente vestita del Giudizio, guarda proprio verso la croce. Michelangelo quindi stabilisce un rapporto concettuale tra la professione di Giuseppe e la croce a cui verrà appeso Cristo.
Le novità come un domino, si agganciano l’una all’altra: val la pena leggerlo ma dotandosi di illustrazioni più adeguate rispetto a quelle fornite dall’editore per ragioni di bilancio. Una però voglio anticiparvela: nella parte bassa a sinistra, dove Michelangelo dipinge la ressurrezione dei corpi una angelo dalle proporzioni gigantesche, tiene un rosario a cui si aggrappano due figure che così raggiungono la salvezza. Quel rosario, nota Pfeiffer, non ha una distinzione di decine, perché è il rosario musulmano con i 99 nomi di Allah. Le due anime salvate dunque sono due musulmani? Sin qui Pfeiffer non si spinge, ma certo sarebbe un bello spot contro lo scontro di civiltà…
Benvenuto il Papa alla Biennale
Chiude una Biennale che ha stabilito un record assoluto di visitatori: prima del weekend finale erano oltre 360mila. Una media giornaliera di 2199, una punta record nel weekend del 17 ottobre con i 10mila sfiorati. Chiude nel giorno della Madonna della Salute, e per questo ai veneziani è riservato un biglietto di 2 euro. La chiusura della Biennale s’incrocia con un altro fatto significativo: l’incontro tra il Papa con gli artisti nella cappela Sistina. Dieci anni fa c’era stata la lettera di Giovanni Paolo II agli artisti, 25 anni fa l’incontro con Paolo VI. Oggi le cose sono ovviamente cambiate, e quel residuo plotoncino di artisti in qualche modo considerati “cattolici” si è assottigliato, nei numeri e ancor più nel protagonismo delle proposte. Per cui la cosa interessante dell’incontro è una presenza vasta e rappresentativa di artisti (in particolare per le arti figurative), che dimostra come ci sia interesse a riprendere un rapporto. In secondo luogo l’altra notizia è che il Vaticano si affaccerà sulla scena della prossima Biennale 2011 con un suo Padiglione, come accade a tutt gli stati. Lo ha annunciato Gianfranco Ravasi, “ministro” della cultura del Papa: «Convocheremo non più di dieci artisti, da tutti i continenti del mondo, e consegneremo loro, come libera base tematica, i primi undici capitoli della Genesi da leggere. Contengono i temi fondamentali dell’essere e dell’esistere: la creazione, la coppia, l’amore, il male, la violenza, l’oppressione dei popoli, il diluvio universale. E non escludo anche di convocare artisti non credenti, perché il nostro scopo non é quello di produrre arte liturgica». Staremo a vedere, con grande curiosità.
Un pensierino finale: la chiesa è stata la più grande committente di prodotti artistici mai apparsa sulla scena della storia. Con la sua committenza e la sua convinzione nella potenza positiva delle immagini, ha fatto esistere dei capolavori assoluti. Ha accettato, a volte con un po’ di scuotimenti interni, anche processi di rinnovamento radicale (Giotto, Donatello, Caravaggio…). Questo per dire che il nesso tra chiesa e arte è un nesso potentemente propagandistico, nel senso positivi del termine (la Chiesa o è visibile o non è). L’arte è mezzo per portare tra gli uomini l’esperienza reale dell’Incarnazione e, di conseguenza, il senso visibile della bellezza e della vittoria. Speriamo che ci vengano risparmiate quindi le vie introspettive, le premure per il dialogo, i cencelli dello spirito… Bisogna osare, altrimenti è meglio un bel padiglione Vaticano vuoto…