È uscito in edizione accessibile (per il prezzo: era 150 euro, ora a 38; Jaca Book) il libro di Heinrich Pfeiffer sulla Sistina svelata. Lo studioso gesuita scava dentro il programma iconografico dell’intera cappella, ma la parte più sorprendente è quella finale che riguarda il Giudizio Universale. Sorprendente per vari motivi. Primo, perché costringe a uno sguardo su questo gigantesco affresco che non sia uno sguardo “all’ammasso”, in cui la fantastica visione dell’insieme si mangia i particolari e il senso interno della costruzione. Secondo, perché scavando si scoprono le incredibili libertà che Michelangelo si prende rispetto alla tradizione. Come l’affresco sfonda la parete di fondo, portando il cielo dentro la cappella (interessante l’assenza di ogni cornice e di ogni elemento che riporti al fatto che si tratta di una rappresentazione; Michelangelo ci spalanca “una visione”), così Michelangelo sfonda lo status quo dell’iconografia. Pfeiffer innanzitutto ristabilisce una logica che tiene insieme i vari gruppi dei salvati che ruotano attorno a Cristo giudice. Dentro questa griglia fa piazza pulita di tanti errori che rendevano stranamente incorenete l’insieme.
Il più clamoroso è quello che riguarda san Giuseppe, da sempre (anche nel recente libro edito dai Musei Vaticani con il Sole 24 ore) creduto sant’Andrea. Ma nota giustamente Pfeiffer, che ci fa Andrea nel gruppo degli immediati precursori di Gesù (c’è il Battista, Elisabetta, Zaccaria…)? In realtà quella figura monumentale, di spalle, nuda che imbraccia due legni incrociati è il falegname Giuseppe. Maria, l’unica figura completamente vestita del Giudizio, guarda proprio verso la croce. Michelangelo quindi stabilisce un rapporto concettuale tra la professione di Giuseppe e la croce a cui verrà appeso Cristo.
Le novità come un domino, si agganciano l’una all’altra: val la pena leggerlo ma dotandosi di illustrazioni più adeguate rispetto a quelle fornite dall’editore per ragioni di bilancio. Una però voglio anticiparvela: nella parte bassa a sinistra, dove Michelangelo dipinge la ressurrezione dei corpi una angelo dalle proporzioni gigantesche, tiene un rosario a cui si aggrappano due figure che così raggiungono la salvezza. Quel rosario, nota Pfeiffer, non ha una distinzione di decine, perché è il rosario musulmano con i 99 nomi di Allah. Le due anime salvate dunque sono due musulmani? Sin qui Pfeiffer non si spinge, ma certo sarebbe un bello spot contro lo scontro di civiltà…