Vista la mostra di Paladino. I suoi eroi sono i dormienti o uomini con il volto girato verso il muro. Posso dire che non è il tipo di eroe che mi interessa. Paladino è un artista in perenne stand by: non si coglie un percorso. È un artista il cui orologio si è fermato, un po’ come fosse anche lui uno degli uomini ingessati per l’eternità dall’eruzione di Pompei. È un artista di un intimismo da ritorno al privato: il suo Mi ritiro in silenzio a dipingere un quadro (1977), mi sembra rivisto oggi l’idea di uno che si mette nell’angolo e ci sta bene. Voleva essere una risposta, non barricadera, al dominio del concettuale e del minimalismo. Ma c’è da ricordare che c’erano in quel momento artisti che scegliendo la pittura non stavano affatto nell’angolo. Tra i vecchi Bacon e De Kooning. Tra i giovani i nuovi selvaggi tedeschi.
Palazzo Reale. Detto questo, l’allestimento della mostra realizzato da Giovanni Tortelli è magnifico. Semplicissimo, rigorosamente bianco, ma con una capacità di valorizzare gli spazi dalasciare a bocca aperta: non sembra nemmeno di essere a Palazzo reale. Speriamo che chi farà mostre d’ora in poi tenga conto di questa lezione…
L’artigiano cinese. Hanno arrestao Ai Weiwei, l’artista cinese che ha riempito la Turbin Hall della Tate Modern con 15 milioni di semi di girasole in ceramica realizzati dagli artigiani da più di 1600 lavoratori della città cinese di Jingdezhen, famosa per la produzione della porcellana Imperiale. Mi è piaciuta la motivazione: “L’artigianato contro la produzione di massa”. Detta da un cinese è una bella sfida. Ma Richard Sennett nel suo stupendo libro L’uomo artigiano (Feltrinelli) ci aveva avvertito che un’invwersione di marcia era possibile….
Claudio e Claudia. Infine. Domani va all’asta la racconta di Claudia Gian Ferrari da Sotheby’s. Sul cartoncino d’invito c’era questo bella cosa di Parmiggiani. Delicato epigono morandiano.