Oggi si chiude la mostra di Lecco, dedicata a Testori e Manzoni. È stata un successo oltre ogni previsione (ieri è stato staccato il biglietto numero 9mila). Ma a parte questo consenso, resta la sensazione di aver realizzato una mostra risucita proprio nella sua idea di base e nel suo dispositivo. La chiave di Testori è una chiave straordinaria per entrare in Manzoni. Il legante è il legante del luogo, concepito e vissuto come punto fisico in cui il destino ti viene incontro con indicibile tenerezza. Il luogo: Lasnigo, per Testori, Lecco alla fine e sempre per Manzoni. Lui lascia Lecco ventenne, un addio per sempre. Ma quel luogo per lui resta il luogo del destino. Mi ha sempre impressionato e commosso come Manzoni rende l’impatto che Lecco ha su Renzo che torna alla fine dell’avventura, capitolo XXXVII dei Promessi Sposi (i corsivi sono miei): «Non era mai spiovuto; ma, a un certo tempo, da diluvio era diventata pioggia, e poi un’acquerugiola fine fine, cheta cheta, ugual uguale: i nuvoli alti e radi stendevano un velo non interrotto, ma leggiero e diafano; e il lume del crepuscolo fece vedere a Renzo il paese d’intorno. C’era dentro il suo; e quel che sentì, a quella vista, non si saprebbe spiegare. Altro non vi so dire, se non che que’ monti, quel Resegone vicino, il territorio di Lecco, era diventato tutto come roba sua». Tutta come roba sua: segno di un destino compiuto, di un approdo in porto, di una corrispondenza riacciuffata. Non una storia che finisce, ma una storia che può davvero cominciare… Chi non vorrebbe poter in un momento della propria vita dire quel che Manzoni fa pensare a Renzo in quell’istante?
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Elio, Manzoni e noi: Viva Renzo
Parole intercettate a Lecco nella giornata manzoniana.
Stefano, davanti alla sfilata degli Adda di Morlotti. «Questa è l’Orangerie di Lecco».
Elio, al Teatro della Società, nei panni di Renzo: «Quando si fa la strada che da Milano porta a Lecco, strada incasinatissima bisogna pensare che quella era la strada percorsa da Renzo scendendo a Milano. Allora ti si apre il cuore e quella strada diventa bella».
Anna: «Io nella cantina della Monaca ci starei una giornata intera».
Io: La cosa forte di Manzoni, che regge pur trasportata ai giorni nostri, è l’assetto di fronte alla vita. È un assetto in cui il bene torna sempre a galla, per quanto si tenti affondarlo. I volti portentosi dei quadri esposti nelle Scuderie di Villa Manzoni esprimono l’energia positiva e carica di affettività per il mondo e la vita propria di questo assetto di fronte all’essere (diceva con la sua energia umana e intellettuale don Giussani: «Moralità è l’assetto della persona di fronte all’Essere, cioé di fronte alla vita, all’esistenza, come origine, consistenza, destino»).
Testori (nel testo la Confermazione di renzo ripubblicato nel bellissmo catalogo – complimenti ragazzi!): «… Manzoni scriveva che (Renzo) vi correva “con lieta furia”. In questo straordinario ossimoro, è probabile sia contenuto tutto il grumo centrale del corpo psicologico, ma anche del corpo fisico di renzo. Egli, infatti, agirà sempre tra lietezza e furore. Anzi il romanzo sembrerà svolgersi perché Renzo possa, alla fine, coniugare i due contrari, giusto come li aveva coniugati all’inizio….». Geniale. Come si fa a non amare Renzo?