A Lucca, per vedere Passione, lo spettacolo che Daniela Nicosia ha tratto da Passio Letitiae et Felicitatis di Testori, con i fratelli Crippa, Maddalena e Giovanni in scena. Uno spettacolo straordinario, con un’intelaiatura chiara e un ritmo senza sbavature, che esaltano i picchi di drammaticità e di commozione. La croce è l’epicentro in ogni senso dello spettacolo: è il luogo attorno a cui i due protagonisti ruotano per i 90 minuti in cui sono scena (lo si capisce appieno alla fine, quando la grande croce viene innalzata). Ed è anche l’immagine a cui è legato il momento più folgorante del testo. Felicita guardando il crocefisso della Cappella di Barni lo vede diventar vivo. Mi viene da credere che quelle righe siano l’espressione di ciò che ogni artista desidera nel momento in cui si mette all’opera:
«…sarà stata la lux o luse del sole ‘gonizzante per di dietro le montagne, che vi scarligava sopra e lo faseva parere di una dolcezza mai in de prima veduta; sarà stato che quella medesima lux o luse dava alla carna statuaria la tenerezza d’una carna viventa o viva fin a pochissimi minuti prima che dervisse le labbra et spirasse la sua anima in del grembo del Dio padre; sarà stato che l’istessa lux o luse faseva parer liquido e ‘me sortito all’istante il colare del sangue giù per la corona, i cavelli, la fronte e tutta la faccia; sarà stata la ‘bondanza immensa de quel sangue…»
Archive for the ‘Passione’ tag
Lucca/1. Il Cristo vivente di Testori
Michelangelo, la Passione come evento in corso
Alla mostra di Milano sui disegni di Michelangelo curata da Alessandro Rovetta, c’è anche questo arrivato dal British che mi sembra una delle cose più impressionanti mai uscito dalle mani di un artista (qui sopra il particolare della Madonna sotto la Croce). Ne ho scritto sul il sussidiario, e non mi ripeto. Ma andando avanti in quel ragionamento mi sembra di capire che la forza di questo disegno è quello di rappresentare un evento in corso. Michelangelo, come era accaduto per la Pietà Rondanini, procede non più per volontà di rappresentazione, ma per volontà di immedesimazione. Non c’è più distanza tra il segno, la figura e il soggetto (cioè Michelangelo stesso). Se guardate bene questo disegno vi accorgete che con quel suo brulichio, sembra generarsi ogni istante dalla carta, come per un processo endogeno che Michelangelo aveva innescato. Ma cosa poteva innescare un processo così? Non basta a spiegarlo la capacità unica, caratteristica di un genio, di andare nel profondo. Ci vuole un altro fattore. Io penso che Michelangelo si sia posto davanti a questi fogli con l’atteggiamento di chi definisce tutto se stesso come una domanda: una domanda di salvezza personale. Questo origina quell’immedesimazione, che fa della passione di Cristo un evento che c’entra con il nostro destino (dove destino sta per carne, ossa e anima). Michelangelo è il Giovanni sotto la croce, impaurito e implorante (immagine qui sotto). Uno che cerca il corpo a cui attaccarsi, come unica sponda, come l’unico approdo desiderato dal proprio cuore.
Avendo la natura di domanda, questo disegno è un file aperto. È un evento in corso.