Robe da chiodi

Archive for the ‘Paola Marzoli’ tag

Gli stracci di Efeso

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A proposito di vestiti-stracci alla Boltanski, l’amica Paola Marzoli mi manda questa mail con foto allegata.

Mi ha molto colpito e ve la propongo (con la sua autorizzazione): «Boltanski è specchio fedele del mondo  visto appunto dal Grand Palais. Dalla vetta del successo. Subito mi ha ricordato un passaggio densissimo della mia vita. Nel 2003  ero andata ad Efeso… Ho seguito un po’ controvoglia gli amici  che sopra la  città romana, per dovere di turisti superpartes, sono  andati alla ‘casa della Madonna’.  C’erano molti pellegrini sia  cristiani ma soprattutto mussulmani.  La Madonna è venerata dai  mussulmani e mi sembra che chiamino il santuario di “marien manà”   circa “maria mamma”.   Allora ero molto infastidita dalle espressioni  del pellegrinaggio popolare.  Davanti alla casetta ho fotografato  quello che vedi sotto in diversi ravvicinamenti. Graticci all’aperto su  cui ogni pellegrino annoda uno straccetto con la sua preghiera.  Ho  messo uno straccetto anch’io. Così.  A questi straccetti votivi appesi alla pietà di “marien manà” mi ha  riportato Boltanski.
Anche esteticamente molto più belli del suo mucchio. Ma così è.  Boltanski non dice bugie.
A Efeso i frammenti, gli stracci della nostra miseria di poveri  pellegrini turchi  stesa ad asciugare davanti alla Madonna. Boltanski come un Prometeo deluso e non arreso gonfia i suoi stracci  esponendo se stesso alla gloria del pubblico e della fama personale al Grand Palais».

Non so a voi, ma a me sembra che qui emerga quella dimensione che manchi a Boltanski: il senso che nulla può essere ostacolo alla bellezza.

Written by giuseppefrangi

Gennaio 30th, 2010 at 11:56 am

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Aldo Rossi raccontato da vicino

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L’amica Paola Marzoli, che è stata stretta collaboratrice di Aldo Rossi, mi manda queste schegge di ricordi e di pensieri. Sono schegge che raccontano il personaggio, così profondo e così irrisolto. Gli schemi delle controversie ideologiche e culturali evidentemente non raccontano tutti. Un grazie sincero a Paola.

«Azzurro. Ricordo che quando sono entrata nel ‘nuovo’ studio di Rossi in via Maddalena sono rimasta colpita dalle pareti azzurro intenso, profilate da cornici bianche neoclassiche. Allora per gli architetti c’era solo il bianco. il primo studio era in via lanzone. dentro il cortile della casa subito prima dello gnomo (venendo da sant’ambrogio). Li mi ricordo che avevo dipinto di azzurro il piccolo plastico della fontana di segrate, primo progetto realizzato da rossi. Credo di averlo ridipinto 4 o 5 volte. non era mai abbastanza azzurro, abbastanza pieno. Mi sembra che l’azzurro (questo intenso, questo che è dei cieli quando non si capisce se sono senza nube o quasi neri di tempesta) sia il colore più carico. e poi mai abbastanza carico. Saturo. dopo averlo visto non so se oserò metterlo dietro i rami dell’ulivo. tanto non lo decido io. se c’è c’è. Certo non so interpretarlo. Certo non mi appare un colore ‘sereno’. Per essere sereno deve essere chiaro. I greci dicevano il cielo sidereo (di ferro). E il mare color del vino e il sangue nero».

«Anni fa quando ho fatto in facoltà  di architettura una comunicazione su Rossi mi  ricordo che avevo detto qualcosa del tipo che ‘la sua disperazione lo  teneva abbrancato alle gambe del tavolo della nonna. E poi Boullè e  Ledoux a tenerlo  dritto in piedi.
L’azzurro del cielo (il titolo della piccola mostra che si è tenuta il mese scorso a Milano)  è il titolo di un romanzo  di  Bataille. Abbastanza inquietante.   Era il motto che Rossi aveva usato  per il concorso del Cimitero di Modena. Che ha vinto nel 1971 e che  è tutt’ora in esecuzione.  Chissà perché se lo sono quasi dimenticato.  Oggi l’oscuro, il dramma,  va di moda. Ma esposto, sbandierato raccontato. Oggi niente martirio  caldo e concentrato  e tutto esibizione fredda tirata in lungo e in  largo.   L’esplosività interna, concentrata rattenuta  di Rossi  non si  capisce nemmeno cosa sia».

(Nota bene: il romanzo di Bataille è stato ripubblicato da Einaudi lo scorso anno. In copertina ha una Venere blu di Yves Klein).

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Nella foto: il muro di casa Alessi a Suna di Verbania. Rossi si definiva un “laghista”

Written by giuseppefrangi

Marzo 11th, 2009 at 11:13 am