Rapida visita mattutina alle chiese di Lucca. A parte la sorpresa per la bellezza di Matteo Civitali, il genius loci, resto un bel po’ a testa in su davanti alla facciata di San Frediano. Un mosaico enorme, clamoroso come uno stendardo che sventola sui tetti della città, abbagliante per la luce del sole. Lo assegnano alla bottega di Berlinghieri (morto a Luca nel 1235) e rappresenta Cristo nella mandorla, portato in alto da due angeli lievi, ma dalle dimensioni titaniche. In basso, la carrellata dei dodici apostoli a figura intera, messi tutti in riga, ma quanto mai agitati nelle pose e nei gesti. Pensavo che nella sua posizione e nella sua costruzione è un’immagine spavalda; come una manifesto di certezze. Non certezze imposte ma certezze vissute, verificate, condivise. Pensavo anche che è un’immagine che ha l’energia potente e persuasiva della semplicità. In questo è un’immagine assolutamente pop. Andy Warhol a vederla sarebbe impazzito di gioia. E forse anche d’invidia.
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Chi ha fatto l’Italia? Francesco
Una reminiscenza dei lontani tempi universitari. Gli indici stilati da Bernard Berenson Italian pictures of the Renaissance, insostituibili punti di riferimento per generazioni di studiosi, prendevano avvio dalla tavola di San Francesco di Bonaventura Berlinghieri e da quella del Maestro di san Francesco (il riferimento è all’edizione illustrata del volume dedicato alle Central e North Italian Schools, pubblicata postuma nel 1968). Un altro studioso, Henri Thode, nel secolo scorso attribuiva a Francesco l’inzio addirittura del Rinascimento. Non è un’intuizione arbitraria: Francesco è colui che supera in modo definitivo tutte le esitazioni teologiche sulla legittimità delle immagini: l’Italia si sottrae per sempre dall’egemonia bizantina dell’immagine come “icona”. Con Francesco l’immagine invece si fa storia, narrazione di fatti, di esperienze vissute. La fede non comunica più attraverso icone dall’apparenza metastorica, immagini bloccate a metà tra terra e cielo. Si può mettere una data a questa rivoluzione: Natale 1223, quello del Presepe di Greccio. Con Francesco che chiede di organizzare un Presepe vivente, Cioè di rivivere il fatto. La pittura da quell’istante è liberata. All’artista viene conferita la libertà di riraccontare, secondo la sua sensibilità, e in tutti i suoi risvolti, l’avvenimento che sta all’origine della fede. Non è un caso che sulla tavola di Berlinghieri (1270 crica), insieme alla grande immagine di Francesco ci siano i riquadri con la narrazione dei fatti della sua vita.
L’Italia nasce qui, con Giotto che da ambasciatore gira l’Italia da Napoli a Milano a spalancare con l’autorevolezza del genio i nuovi orizzonti. L’Italia diventa il più grande laboratorio di immagini del mondo e della storia. Ma le immagini non sono solo a gloria di chi le produce, sono anche compagnia, consolazione, bellezza per chi le guarda e le vive. Oso dire che danno non solo un volto, ma anche un gusto alla fede: che è cosa da guardare e da toccare. Le immagini insomma cambiano la vita. (L’Italia diventa paese cattolico non solo e non tanto in senso di adesione a una fede, ma in quanto a contaminazione del proprio immaginario). E questo dalla Sicilia sino a Bolzano. C’è di che essere grati a Francesco, che non a caso è il patrono d’Italia…