Robe da chiodi

Platone, l’arte è immobile

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Bello il Nilo a Pompei, mostra all’Egizio di Torino. Mostra di contaminazioni e di sincretismi. L’Egitto che con i suoi culti si annida senza affatto essere clandestino dentro la società romana. Anche quelli erano tempi liquidi. Il vero punto di rottura tra civiltà egiziana è quella romana non avviene sul piano religioso, visto che Zeus sembra convivere con Iside senza troppi problemi. È con l’idea di storia come percorso in progress che Roma opera la forzatura.
All’inizio della mostra è riportata questa frase dalle Leggi di Platone, che mi sono segnato: «Là tu potrai scoprire osservando pitture e sculture antiche di 10mila anni, non per modo di dire, ma realmente di 10mila anni e non sono né migliori né peggiori di quelle che ora sono state elaborate, prodotte con la stessa arte… Essi le definirono e le mostrarono nei templi quali sono, e non era lecito né a pittori né ad altri… Compierne di diversi e nemmeno pensarne altre da quelle della patria tradizione e nemmeno ora è permesso».
Il blocco delle immagini è segno caratteristico della cultura egizia. Roma, ancor più della Grecia, romperà questo blocco.
Anche a rischio di calare la profondità e l’energia rituale di quell’arte che si gioca in uno spazio ridottissimo di varianti. Roma al cospetto sembra arte da feuilleton, se volete sta tutta in superficie. Ma apre spazi. Produce storia.

Written by gfrangi

Aprile 1st, 2016 at 9:26 pm

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