«Da un anno ho fatto uno sforzo enorme nel disegno. Dico sforzo ma è un errore, perché quello che è venuto è una fioritura, dopo 50 anni di sforzi». (1942)
«Il mio lusso non è comunicabile, perché è un bene al di sopra del denaro, alla portata di tutti». (a Louis Aragon)
«La mia mano è guidata» (1931)
«Con lo spirito chiarificato posso lasciare andare la mia penna con fiducia» (1939)
«Allora si crea un vuoto e non sono altro che lo spettatore di ciò che faccio» (1950)
Sono alcune frasi di Matisse intercettate nel catalogo della mostra più che dignitosa che gli è stata dedicata al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. C’è in questa frasi una chiarezza che fa chiarezza sulla sua pittura. Primo: il lusso. Quello che Matisse lancia sulla scena con il primo quadro importante della sua storia. Cos’è il lusso matissiano? È una sorta di grazia, che non costa nulla. Non è comunicabile nel senso che non è comperabile. Soprattutto è “alla portata di tutti”. Il lusso è come un di più, un qualcosa oltre le aspettative, quindi non messo nel conto. Il lusso va connesso poi agli altri due concetti matissiani: la fioritura come soluzione dello sforzo; e la “mano guidata”. La fioritura non è solo l’esito della somma degli sforzi, è qualcosa che va oltre ciò a cui gli sforzi puntavano. E questo accade perché Matisse arriva ad un punto in cui tutto gli riesce facile, perché con lo spirito chiarificato “può lasciare andare la penna con fiducia”.
Ci sono a Ferrara alcune opere che sembrano la trasposizione anche contenutistica di questa dinamica. Sono quelle della sala più bella, dedicata alle varianti sul tema della Ninfa e il fauno, dal poemetto di Mallarmè. Qui Matisse lavora sul concetto dell’attrazione trattenuta, della libido governata. Il Fauno non “prende” la Ninfa, ma la contempla in quella che Matisse definisce “voluttà sublimata”. Sono due tele di grandi dimensioni quasi quadrate (1,67 di base), solo disegnate a carboncino e sfumino (1935/37) . Matisse mostra una meravigliosa capacità di governare la linea, di intrecciare le figure pur mantenendole a distanza. Sono come dei Noli me tangere, dove il non toccare moltiplica l’energia e la bellezza dell’istante.
Nella sala c’è anche l’altra grande tela, Nymphe dans la foret, ou La Radure (1935/42), dove il corpo di un rosa liquido e delicato della ninfa, abbandonato in una pace da Eden tra gli alberi, viene guardato da sopra dal fauno: si vede il segno della lotta che Matisse ingaggia con se stesso per staccare la figura del fauno dalla sua preda. I pentimenti indicano questa progressiva distanziazione delle due figure. Sopra, un meraviglioso motivo rtimico di alberi tutti regolari e paralleli, chiusi da una triplice cornice. Sostanzialmente un quadro- arazzo.
gentilissimo,
girovagando questo fine settimana fra libri e internet, ho trovato questo passo, nella presentazione del Miserere di Rouault fatta al Meeting da Benincasa: Matisse (dopo aver incontrando Rouault per strada) scrisse : “Ero sconfortato, ritornai sui miei passi e gli dissi: – Georges, il faut s’admettre (bisogna accogliersi) -”
E’ questo accogliersi, forse, un pò del lusso di cui ci ha gentilmente parlato sabato scorso? interessante vedere come si figura nei disegni e nelle opere.
saluti
Paolo
paolo mancini
14 Apr 14 at 9:49 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
allego il link al documento.
http://www.meetingrimini.org/detail.asp?c=1&p=6&id=506&key=3&pfix=
paolo mancini
14 Apr 14 at 9:50 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Bellissima davvero, non la conoscevo. Conferma quanto la grandezza di Matisse sia un’apertura d’anima, una luce gratuitamente accesa sul 900.
gfrangi
14 Apr 14 at 10:11 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>