Robe da chiodi

Leiris su Francis Bacon: così la pittura ci stana

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Ho riletto in questi giorni il libro di Michel Leiris su Francis Bacon. Un bel libro, a cui si può imputare solo il fatto di esser un po’ apodittico (manca di un lavoro di storicizzazione che lo avrebbe reso ancor più forte). Ma certamente Leiris fornisce delle chiavi di lettura di Bacon, che credo siano le migliori in circolazione. Scrive Leirs che la parola chiave per capire Bacon è “presenza”: «Presenza nel senso in cui la intendo, designa qualcosa di più che la sola presenza del quadro nella porzione di spazio in cui mi trovo. È una presenza che mi sembra vivente… È presenza globale del quadro, presenza illusoria della cosa raffigurata e presenza manifesta in ciò che si offre al mio sguardo, delle tracce di una lotta: quella che l’artista ha sostenuto per arrivare al quadro… presenza insomma dell’opera e del suo autore, ma anche presenza lancinante dell’animatore del gioco e mia personale presenza di spettatore, strappato ad una troppo abituale neutralità e portato alla coscienza acuta di essere lì – in qualche modo presente a me stesso – dall’esca che mi è tesa».
Quello di Bacon è percorso furioso per afferrare il reale e renderlo presente sulla tela: quindi la pittura deve contenere i segni di questa lotta, un po’ come fossero le cicatrici sul volto di un pugile. La deformazione delle immagini di Bacon quindi non è gratuita, ma è il segno di questa lotta che lo porta a toccare il fondo del reale. Pittura presente significa giocata sull’oggi (o meglio, in bilico sull’oggi): e questo spiega perché Bacon insista tanto nell’inserire elementi in apparenza banali, non strategici o addirittura decorativi, che invece collocano precisamente nell’oggi la rappresentazione. Scrive Bacon: «Vorrei che i miei dipinti dessero l’impressione che un essere umano vi sia passato attraverso, come una lumaca, e come una lumaca lascia la traccia della sua bava, così lessere umano lascia quella dela sua presenza e del suo passaggio…» (pensavo proprio a questo guardando il Bacon esposto a Ravenna, alla mostra su Testori: il “Vogatore” dipinto quasi con sole pennellate bianche su una tela grezza, sembra più che pittura una vera e propria impronta d’uomo).

L’approccio di Leiris mi interessa anche perché supporta quello che avevo tentato io, nel post che è il secondo più letto nella storia di questo blog (2481 letture): Piccolo ragionamento scandaloso su Francis Bacon. Segno che su Bacon c’è tanta voglia di capire.

Francis Bacon, After Muybridge, man on a rowing machine, 1962

Written by gfrangi

Aprile 4th, 2012 at 7:20 am

Posted in mostre,pensieri

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3 Responses to 'Leiris su Francis Bacon: così la pittura ci stana'

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  1. Bello, mi hai portato a riprendere questo testo e l’opera di Bacon come sfondo al mio lavoro e al tempo che mi è dato in questi giorni di passione nell’attesa di Colui che salva.
    Solo un appunto dove citi “… presenza insomma dell’opera e del suo autore, ma anche …”, io nel testo leggo “… presenza insomma dell’opera e del suo tema, ma anche …”.
    Grazie e buona Pasqua.

    Giovanni Savio

    4 Apr 12 at 8:49 am

  2. Bello, ci pensa anche Deleuze su sto fatto:
    “Reprenons les mots de Bacon. Le diagramme ce n’est pas encore le fait pictural. Ah bon, alors il y aurait un fait pictural ? Peut-être qu’il y a un “fait pictural”. Pourquoi est-ce que les critiques quand on parle peinture, il y a toujours un mot qui revient chez tout le monde, chez beaucoup de gens – le thème de la présence. Présence, présence, c’est le mot le plus simple pour qualifier l’effet de la
    peinture sur nous, et là vous remarquez, je ne fais aucune distinction pour le moment, il y a aucun
    lieu d’en faire, que ce soit un carré de Mondrian ou une figure de la peinture très classique, il n’y a pas lieu, il y a une espèce de présence. Présence, ça sert à quoi quand les critiques emploient ce mot ? Ça sert à nous dire évidemment ce qu’on sait bien grâce à eux, grâce à nous même, c’est pas de la représentation. Présence c’est, qu’est- ce que c’est ? On ne sait pas très bien, on sait avant tout que ça se distingue de la représentation. Le peintre a fait surgir une présence, à savoir un portraitiste, il ne représente pas le roi, il ne représente pas la reine, il ne représente pas la petite
    princesse, il fait surgir une présence. Bon d’accord, alors c’est un mot commode. C’est une autre manière de dire qu’il y a un “fait pictural”.

    Beatrice

    15 Apr 12 at 9:10 pm

  3. Scusate, chi sa dirmi se esite un’associazione Bacon?
    Un caro amico ha un suo quadro al 99% originale, e vorrebbe verificarlo.
    Grazie

    Pietro

    25 Ott 13 at 10:08 am

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