Federico De Melis a mio avviso è il miglior recensore di mostre in circolazione. Sabato scorso su Alias, inserto del Manifesto, ha affrontato la mostra di Bronzino a Firenze, facendo i giusti elogi ma cogliendo una forzatura: Bronzino viene letto dai curatori (Carlo Falciani e Antonio Natali)
nella chiave di pittore naturalista e portato sui terreni che da lì a poco saranno di pertinenza di Caravaggio. In catalogo viene addirittura pubblicata una suggestiva foto scattata nel laboratorio di restauro dove per un incrocio fortuito il Bacco di Caravaggio e l’Eleonora di Bronzino si sono trovati affiancati.
Il naturalismo di Bronzino nulla ha a che vedere con quello di Caravaggio, anche se questa interpretazione si poggia su un saggio di Longhi del 1927, ma è un Longhi ancora segnato, come precisa De Melis, dalle «riserve formalistiche e idealistiche di gioventù». Del resto quello straordinario Crocifisso arrivato da Nizza con fresca attribuzione al Bronzino (ce n’ė un particolare impressionante del busto di Cristo in catalogo), è di un naturalismo rarefatto, levigatissimo nelle forme. Un naturalsimo idealizzato nella sua purezza, al contrario di quello tutto piegato alla realtà del Caravaggio. È interessante notare con quanta facilità, anche spinti dalle migliori intenzioni, oggi si appiattiscano e omologhino tutte le categorie. C’è come uno scorciamento brutale di prospettiva. Una specie di globalizzazione mentale.
Ad esempio viene meno il dato della matrice territoriale che comunque ogni artista si porta dentro. Il naturalismo di Caravaggio è diverso perché si è alimentato nel rapporto decisivo con la cultura figurativa lombarda. È un dato che già da solo ne fa terreno non raggiungibile da Bronzino. Caravaggio è fisicamente su un altro terreno. Nella prospettiva longhiana questo rapporto con la matrice territoriale non era affatto una ghettizzazione, ma una chiave di comprensione che andava tutta in profondità e che permetteva di leggere con chiarezza i flussi e gli incroci. Oggi invece che tener in debito conto i luoghi sia poco elegante. Così succede che l’iperrealismo di Bronzino e il realismo di Caravaggio finiscano nella stessa casella.
la chiusa che distingue l’iperrealismo di Bronzino dal realismo di Caravaggio finalmente mi dà una luce convincente su questi termini. Poi vedo il crocifisso e un po’ capisco la lettura dei curatori. Ma non meno, allora, anzi più significativa e più sottile mi arriva la successiva distinzione di De Melis sottolineata da Giuseppe. Un indizio importante della posizione intellettuale-idealizzata di Bronzino potrebbe stare nel fondo architettonico. (Fondo architettonico che mi ha sempre colpito nei suoi meravigliosi ritratti)
paola
22 Gen 11 at 3:18 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
ma veramente a leggere per intero il catalogo della mostra si chiarisce bene che il naturalismo del Bronzino non ha nulla a che vedere con quello del Caravaggio, (la foto è solo un gioco dei curatori) e che semmai la lettura si basa su fonti cinquecentesche tipo Vasari Pino, e Dolce, che parlano di naturalismo di ascendenza leonardesca.
Non è che anche il recensore ha dei preconcetti critici?
luigi
28 Gen 11 at 4:46 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Non ho letto i testi del catalogo, d’altra parte il tam tam pubblicistico ha insistito molto su questo apparentamento. Purtroppo non posso allegare la recensione perché il sito di Alias è per i soli abbonati, ma il tono è del tutto positivo e benevolo (in partciolare De Melis elogia il catalogo). Quindi faccio fatica a pensare che la sottolineatura su questo sconfinamento del concetto di naturalismo sia frutto di preconcetto.
gfrangi
28 Gen 11 at 5:34 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Non ho letto la recensione su alias, ma sono capitato sul tuo blog dove consigli di “notare con quanta facilità, anche spinti dalle migliori intenzioni, oggi si appiattiscano e omologhino tutte le categorie”, allora ho ricordato i titoli dei giornali che hanno apparentato Bronzino a Caravaggio, e il catalogo dove tale confusione non appare affatto. Il tam tam dei giornalisti è una cosa, i testi un’altra.
luigi
28 Gen 11 at 10:46 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>