Robe da chiodi

L’uovo di Gaudenzio

leave a comment

Pareti di un cielo azzurro, striato di biancori,  molto domestico, uno sviluppo per piccole sale, arrampicate in quella che un tempo era la casa Parrocchiale e che Claudio Cavadini ha trasformato in un museo lindo e civilissimo. La Pinacoteca Züst di Rancate accoglie la mostra sul Rinascimento nel Ticino, curata da Giovanni Agosti, Marco Tanzi e Jacopo Stoppa. L’accezione di Ticino va ovviamente oltre il Cantone, ed è così che tra le opere esposte ne è arrivata una commovente e spiazzante che arriva da Morbegno. È una tempera di Gaudenzio Ferrari (la paternità è stata riconosciuta da Giovanni Romano), riemersa da un delicato restaturo, che ne ha salvato il disegno, la disposizione spaziale, cioè l’intuizione creativa “scattata” in Gaudenzio. Il soggetto è la Nascita di Maria. La prima cosa che colpisce è la disposizione circolare; il centro della tela è libero, e attorno ruotano i protagonisti, ciascuno intento ai suoi compiti. Quel vuoto in realtà è come un perno, attorno al quale si svolge una danza pacata: la danza della quotidianità. Colpisce come il niente a cui è ridotta la pittura di Gaudenzio esprima ostinatamente un senso di pienezza. È come un frammento di umanità compiuta, nel senso più profondo del termine. Umanità calma, che raccorda visibilmente ogni gesto ad un destino in cui è chiuso il senso di tutta la vita, non solo di quest’attimo. La costruzione circolare esprime questo ritorno rituale delle cose di ogni giorno; ma nello stesso tempo le iscrive in un ordine, le lega in un disegno unico (e Gaudenzio con il suo disegno sembra rimandare al disegno giusto del Padreterno).

Infine notate quale preziosismo nella banalità: Sant’Anna, nel letto dove ha partorito, sta riprendendo forze mangiando un uovo (se l’uovo è elemento che per forza deve avere qualche valenza simbolica, qui non c’è da arrampicarsi sugli specchi: Gaudenzio ci dice che la perfezione non è estranea alla quotidianità).




Written by gfrangi

Ottobre 10th, 2010 at 11:04 am

Leave a Reply