Visita ai restauri (nella sede del Credito Bergamasco).
La pala di San Bernardino.
La luce arriva dall’alto da destra. Impressionante il buio in cui Lotto fa precipitare la balaustra sul lato sinistro del trono. La luce poi batte sulla fronte dell’angelo e ne lascia gran parte del volto in ombra, ma la sua ombra gettata sul basamento ha qualcosa di innaturale. Viene quasi da pensare che in realtà sia l’ombra di un personaggio che sta fuori dal quadro. L’ombra di Lotto? (a proposito di ombre: che dire del Dio padre che come un fantasma un po’ spaventoso si alza nello sfondo della Trinità? Ombre, ombre…)
Nel tendaggio verde che fa da fondale, Lotto apre un piccolissimo pertugio in basso che lascia intravvedere il paesaggio. Bellissima la firma con la doppia LL maiuscola, legata con grande eleganza. La Madonna con il suo manto carminio, ha le maniche come fossero delle guaine, aderentissime. È una fissazione di Lotto, che ha molto a che vedere con gli inguainati di Pontormo. Vestiti come doppia pelle, sintomi di paranoia manierista.
Comunque un quadro straordinario. Perfetto nelle sue geometrie e in via di impazzimento appena appena affondi nei dettagli (il profilo spiritato di Bernardino, gli incarnati declinanti – premesse di disfacimenti a venire – di Giovanni e Antonio).
Il Polittico di Ponteranica.
L’angelo lo vedi a 30 centimetri. Per lui luce che viene da destra ma vento da sinistra (quello che gli solleva i capelli). Un’aspirazione a smaterializzarsi. Curioso il cornino di luce che spunta davanti alla fronte (c’era anche nell’angelo della pala di san Bernardino). L’ago di luce passa da destra a sinistra anche la testa del Cristo redentore. Qui da notare le fontanelle di sangue che approdano tutte nel calice dalle cinque piaghe. Nel calice il sangue cadendo rimbalza in minuscole goccioline. Cenni fantasmagorici nei riflessi del calice: studiatissimi ma sfuggenti a una lettura.
Nella figura di Maria, due pentimenti: il leggìo a cui dà una sterzata radicale con quello scorcio vertiginoso, e il braccio destro leggermente abbassato, per seguire la posa di Maria che si china. Di Maria: labbra come con un tocco delicato di rossetto. E la solito sottomanto che diventa come una guaina. Poi l’aureola: Lotto le trasforma in dischi di vetro, con la circonferenza che riflesste la luce (in questo caso quella della colombra sopra l’angelo annunziante).