La definitiva donazione ai musei di Brescia di questo capolavoro di Giacomo Ceruti (La filatrice), che faceva parte del ciclo di Padernello, mi ha smosso un pensiero che se ne stava sopito e non adeguatamente messo a fuoco. Che questa tela sia un capolavoro, ci sono pochi dubbi: un quadro che sprigiona una simpatia umana come pochi. Un quadro fatto di niente, com’è fatta di niente la vita della filatrice. Eppure che cuore, che densità affettiva, che positività calma e irriducibile, che senso sano della vita sprigiona questo Ceruti! Inutile “dirne” perché quest’immagine parla con una decisività e con una evidenza che non ha bisogno di nessun supporto interpretativo. Piuttosto la domanda da fare è questa: su che cosa poggia un capolavoro come questo? Che tipo di struttura intellettuale lo ha generato? Perché la spontaneità non basta a spiegare, non basta dire che Ceruti era un pittore di natura “buona”. Ecco perciò il concetto che volevo mettere a fuoco: questo quadro è generato dall’energia del bene. È una categoria a cui non si dà mai dignità culturale. Che si relega alla sfera dei comportamenti. Invece il bene è anche una categoria intellettuale, che quindi genera forme e immagini, che determina una coerente visione del mondo. Questo quadro di Ceruti è una quintessenza di questo senso del bene. Ma non è certo un quadro che si tira indietro, che accetta di farsi da parte nel segno di una docilità malintesa. Direi che la sua bellezza sta in una potenza mai prevaricante, eppure certamente in azione. Una potenza che ha nella travolgente persuasività la sua forza.
Il paragone immediato è a quel capolavoro assoluto che sono i Promessi sposi: li ho appena riletti e non ho finito di contare quante volte ritorna la parola “bene” tra quelle pagine. Ma vi dico che siamo vicini alle 500 occorrenze! Il bene come struttura del mondo, come motore della conoscenza, come energia generatrice dei rapporti che reggono la quotidianità. Forse sarebbe l’ora di sdoganarlo…
“l’energia del bene”. Mi azzardo dietro questa provocazione così inaffrontabile e necessaria.
Mi domando cos’è l’energia del bene. Il bene. IL BENE?
Davanti alla parola ‘bellezza’ che sento spesso dire mi viene una reazione allergica. Forse adolescenziale. Ho una urgenza di fare distinzioni. Se il bello è il kalòs dei greci non ci sto. Penso alla grande madre mediterranea potente e terrifica (Inanna. Istar. Astarte) e alla dea orientale (Kali Durga) ridotta alle misure dell’Afrodite greca. Non ci sto. L’uomo misuratore e geometra è commovente, forse necessario, ma fallisce presto. Come un bambino che dall’ordine delle scuole elementari esplode nella tempesta adolescenziale. La grande madre sterminatrice è più forte di ogni canone e solo Cristo ci tira fuori da quella lotta col corpo, meravigliosamente sempre persa. (Esemplare ‘Le Baccanti’ di Euripide).
Ma l’energia del bene cos’è? Niente a che vedere con l’ordine civile e il canone greco. Mi fermo. Con reverenza. Penso all’albero della conoscenza del bene e del male. Guardo e riguardo l’immagine del Ceruti. “… Che cuore, che densità affettiva, che positività calma e irriducibile, che senso sano della vita”. A colpo è la positività calma e irriducibile che mi colpisce, ma anche il senso sano della vita. Per il cuore c’è di mezzo una caduta, una ferita e poi una tenerezza struggente e poi sì forse una calma data dalla fede. Rischiando il ridicolo faccio il giro delle religioni. Potrebbe essere buddista questa filatrice?. No, e induista nemmeno, tanto meno schintoista. Nemmeno pagana. C’è qualcosa di più. Ma nemmeno cristiana. Non Maria e nemmeno Maddalena. C’è qualcosa di meno. Forse una attesa di cristianesimo non ancora sbocciato. Mi fermo all’antico testamento. Allora l’energia del bene mi sembra appropriata. Tutto l’antico testamento è mosso dall’energia del bene. La filatrice non ha sperimentato in proprio l’energia del bene come separato dal male: del ‘santo’. La mutua da un buon padre e da una salda tradizione. Il suo vaglio, la sua capacità di distinguere riposa in un buon padre. Per questo la difende e la sostiene con amore. Come certe donne oggi, sembra che abbia una tenuta di riserva. ??????????????????????????????????????????????
paola marzoli
13 Mag 10 at 1:34 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
rileggo quanto appena scritto. Misteriosamente qualcuno mi ha mangiato tutte le vocali accentate. Manca il verbo essere. (è)
paola marzoli
13 Mag 10 at 1:39 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Intervento illuminante! e mi permetto – difficile essendo allegare immagini nei commenti – di suggerire un parallelo (per il medesimo humus culturale, questa volta posteriore, e per la straordinaria forza comunicativa “territoriale”) con un quadro di Emilio Longoni, conservato all’Ambrosiana, con due bambini che sembrano discendenti di tutti i personaggi del Ceruti.
Lo sdoganamento dei Promessi Sposi…magari avvenisse pienamente rispetto al contesto che stiamo vivendo!
davide
14 Mag 10 at 8:05 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Sdoganare i PS e Ceruti significa capire che il bene non sta in una riserva indiana di gente fortunata. Il bene è il motore del mondo, solo che la consapevolezza di questa cosa è un po’ offuscata. Caravaggio si regge su questo: e tutto il coté drammatico consiste solo perché si appoggia sul pieno di questo bene sperimentato concretamente e come evidenza culturale in quella terra speciale in cui era nato. Rimando al monito di Ambrogio: «Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi». La filatrice di Ceruti è una che molto sepmlicemente “vive bene”
giuseppefrangi
14 Mag 10 at 9:01 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
“Il bene è il motore del mondo”
provo a contrapporre a:
“La bellezza salverà il mondo” (la struggente nostalgia di Dostoevskij)
Caravaggio sta con il bene (la sua ammirazione senza nostalgie per i valentuomini. ‘Valentuomo è quello che sa far bene l’arte sua’)
Mi sembra buona cosa provare a ripartire da qui (dal bene motore del mondo). Magari scavando per secoli, Caravaggio per primo, dall’altra parte.
paola marzoli
14 Mag 10 at 9:46 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>