Con L.D. a parlare di Donatello. Ha due idee molto giuste. Donatello è un numero primo dell’arte, di quelli che non hanno dividendi. Non è la somma di nessun precedente. Poi ancora: Donatello alla sagrestia vecchia di San Lorenzo è come un Jimi Hendrix della scultura.
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Michelangelo bestiale
Firenze, 2 giugno. Visita alla Laurenziana. Quando si entra nel vestibolo sembra di calarsi in una pentola a pressione. Manca il respiro tanta è l’energia compressa che assedia quell’ambiente. L’esterno è rovesciato in un interno: spinge ma non ha spazio attorno. Apre sul chiuso. Le mensole ad altezza d’uomo sono come lingue di draghi pronte a scattare. La scala invade l’ambiente come una colata lavica incontenibile. È architettura fisica. Una belva tenuta alla catena.
Ancora Michelangelo a casa Buonarroti: l’allaccio di braccia della Battaglia dei Centauri (opera di M. 15enne) è un poderoso farsi carne del marmo
Vista la mostra sul Volto di M. Modesta. Da ricordare il disegno di Van Dyck.
Vista la Mostra di Vincenzo Danti, nel “bargelico museo”. La Salomé di bronzo che si scarta dal teatro della decapitazione è notevole. Notevole anche il frontale del carnefice, con gli occhi satanici perforati nel bronzo.
Un uomo di pietra
Certo è blasfema la mostra di Alfred Hrdlicka (un cognome di “pietra”) al Domuseum di Vienna. Blasfema ma non gratuita. Come ha detto lo scultore ottantenne, “il più grande desiderio dell’uomo è che Dio si faccia carne».
Lo dice in questo breve filmato.
Le rondini di Milano
Tre mostre, un paradosso. Fabio Novembre alla Besana è un magnifico involucro praticamente senza sostanza. L’allestimento è la sostanza. Esalta, dopo l’anticamera buia, lo spazio della Rotonda. Il lungo serpentone nero s’avvita tra le colonne e s’arrampica sino alla volta. A Palazzo Reale, per Balla e Canova, i rapporti si rovesciano: allestimenti da fiera di paese, per due rassegne che non mancano di capolavori. Balla è satto sistemato su pareti di truciolato appena rese decoroe da una lucidatura. Soprattutto le pareti hanno un andamento leggermente obliquo come fossero quelle di una nave da crociera. Soffitti ribassati grazie a teli bianchi tirati da un lato all’altro: effetto mare anche qui (allestimento firmato da Daniela Volpi). Per Canova basamenti di simil cartapesta con la pretesa di imitare i fastigi degli ambienti degli zar (persino il bookshop è allestito con grotteschi banconi in stile neoclassico). Gli ambienti delabré e polverosi del povero Palazzo reale milanese decisamente non reggono il gioco. Meglio quando gli ambienti si fanno nudi e lasciano venire a galla il coté cimiteriale di questa scultura (allestimento Roberto Peregalli e Laura Sartori Rimini).
Su Balla si deve tornare. Il movimento diventa arabesco: trova la chiave giusta Maurizio Cecchetti nella recensione (Avvenire). Come gli arabeschi delle rondini che Balla ricama. Le rondini che Novembre fa volare sulle volta della Besana.