Robe da chiodi

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I 100 Caravaggi, anche Sgarbi gioca alle figurine

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Prosegue la querelle dei 100 Caravaggi (numero tondo, chissà come mai…). Il Corriere oggi intervista uno dei due autori della scoperta, che resta molto evasivo sulla questione chiave: come abbiano potuto studiare i disegni del Fondo Peterzano se non risulta nessuna richiesta di visione di quei disegni.
Se le cose stanno così, come documentato dalle dichiarazione della responsabile delle Raccolte di disegni del Castello, i due neofiti caravaggeschi avrebbero potuto fare le loro ricerche solo sulla base delle immagini in bassa risoluzione contenute nel database visionabile dagli studenti e studiosi. Da lì sono partiti per fare il loro tentativo di sovrapposizione tra i disegni e le opere di Caravaggio: sostanzialmente un gioco di figurine. Difficile, infatti, su quella base, fare qualcosa di più, tipo un’analisi stilistica. La scelta dell’e book sarebbe stata una via obbligata in quanto, non avendo le immagini vere non si poteva certo pensare ad un libro stampato: con l’ebook ce la si può cavare anche con immagini a risoluzione scarsa. Comunque, a bassa o alta risoluzione, avrebbero dovuto chiedere permesso e pagare i diritti a chi li detiene, cioè (immagino) ai Musei Civici di Milano. Infatti pare che il Comune abbia già mosso la sua avvocatura per decidere come procedere. Questo il probabile contesto, con buona pace di Vittorio Sgarbi che nel suo furore anti casta (quella degli storici dell’arte), ha preso le difese dei due outsider. Partecipando pure lui al gioco di figurine: un disegno di vecchio con la barba coinciderebbe con la figura dell’armigero nella Caduta di Saulo della Collezione Odescalchi. Tutto questo senza nemmeno pretendere di avere lo straccio di una foto in mano… Suvvia professore, gli storici dell’arte forse sono «chiusi e ringhiosi» come dice lei, ma la storia dell’arte resta una cosa seria.

Written by gfrangi

Luglio 7th, 2012 at 12:58 pm

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Sgarbi copia. Ma copia bene

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botticelliFrancamente non capisco tanta indignazione nei confronti di Vittorio Sgarbi. Ha copiato un saggio su Botticelli, scritto da Mina Bacci per i mitici Maestri del Colore nel 1963 e lo ha riproposto a nome suo per la collana di Skira, allegata qualche anno fa al Corriere della Sera. L’operazione è stata oggettivamente spericolata, perché come mi ricorda Davide Dall’Ombra, i Maestri del Colore vennero tirati in 71milioni di copie, e, a differenza di tutta la mediocre valanga di editoria divulgativa che è seguita, restano ancora orgogliosamente nelle librerie  e fanno la loro bellissima figura nelle bancarelle di mezz’Italia. I Maestri del Colore sono un esempio di cultura civile vera. Dalla semplicità della loro formula, alla qualità davvero stupefacente delle immagini e della grafica, sino alla scelta degli autori chiamati a scrivere i testi introduttivi. Un giorno farò l’indice degli autori, e ci sarà da restare a bocca aperta.
Sgarbi quindi è stato infantile a pensare che il numero 8 della serie diretta da Dino Fabbri, dedicato a un pittore tanto amato come il Botticelli non fosse ancora in circolazione in migliaia  di copie. Ma a merito di Sgarbi dobbiamo dire ha copiato bene e che paradossalmente ci ha fatto riscoprire il testo… di Mina Bacci, allieva di Longhi: un testo cristallino, che aderisce magnificamente al profilo di Botticelli, «questo malinconico, squisito “décadent” del Rinascimento italiano».

O ancora sulla Giuditta degli Uffizi oggi in singolare trasferta a Milano: «La crudele determinazione dell’eroina biblica si è sciolta, nel ritorno al campo, in quell’incedere lento del corpo falcato cui nemmeno il fluttuare delle vesti riesce a conferire un tono drammatico». Ridiamo alla Bacci quel che è suo.

Written by giuseppefrangi

Dicembre 3rd, 2008 at 7:44 pm