Vista la mostra Natura naturans a Villa Panza, con la coppia Meg Webster (1944) e Roxy Paine (1966). Natura vera, contro natura artificiale. La prima, artista già di Panza («il suo lavoro appare come un moto pendolare tra conforto e dramma» scrive Angela Vettese), il secondo invece forte di una complessità concettuale. Il confronto tiene benissimo, ma vince Meg, più libera, più innamorata del mondo e della natura. Paine invece vive sul piede di guerra. Per lui la natura è una sequenza di trappole, a volte affascinanti. L’allestimento della mostra è perfetto come al solito da queste parti.
Trascrivo dall’intervento di Jean Clair alla Milanesiana pubblicato da Repubblica. «L’ingenium è quell’attitudine dello spirito umano a riunire dati eterogenei per produrre qualcosa di nuovo. Oltrepassa i limiti della semplice ragione, è appunto quell’eccesso che somiglia a un dono, all’invenzione ingenua, al tratto di genio». «Già all’origine troviamo quindi nel termine “arte” un’ambivalenza, un’oscillazione tra un savoir faire che rileva di un apprendimento e di una conoscenza , dell’ordine del codificabile e del trasmissibile, e d’altra parte una qualità eccezionale, una tendenza particolare di un individuo, uno slancio dell’essere, una disposizione singolare dei suoi organi, delle sue cellule, che gli permetterebbe di esercitare un potere di cui gli altri non dispongono, nonostante abbiano le stesse conoscenze».
Intervista ad Annina Nosei di Antonio Gnoli su Repubblica.
A proposito di Basquiat: «Avevo voluto bene a quel ragazzo per cui i collezionisti facevano la coda. Un volt qualcuno gli aveva chiesto: “Vuol essere un grande artista o una grande tragedia?” e lui rispose: “Perché non entrambi?”».