Robe da chiodi

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Il caso Correggio. Un’Assunta con la scorta

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Questo articolo è stato scritto per il Sussidiario del 15 agosto. Lo ripropongo qui con immagini che aiutano a seguire il ragionamento. Il caso della cupola di Parma dà luogo a molti spunt. Pensare che un’impresa di queste dimensioni sia stata realizzata molto prima che la chiesa ufficializzasse la verità dell’Assunzione fa capire da una parte quanto nel cattolicesimo pesi il sensus fidei popolare, e quanto sia il cattolicesimo sia intimamente libero. Che poi il tramite di questa libertà sia la figura di Maria non sorprende: lo aveva detto anche Jannis Kounellis, davanti all’Assunta di Tiziano, che quella era l’inizio di tutte le libertà. Maria ci fa liberi, per questo resta facile amarla.
Secondo spunto: il caso della cupola conferma il nesso intimo tra arti figurative e teatro di cui parla a lungo David Hockney nel suo ultimo libro.

L’immaginazione, come capacità di immedesimazione, da parte dei grandi artisti è qualcosa che lascia letteralmente a bocca aperta. Provate ad entrare nel Duomo di Parma: avvicinandovi all’altare vi troverete sotto la grande cupola che era stata affrescata dal Correggio (un vero genius loci) tra 1524 e 1530. Un lavoro immenso che ha per tema la festa di oggi: l’Assunzione di Maria. Se si solleva lo sguardo si assiste a quella che non può che essere stata un’immensa festa, la più grande festa del mondo. Maria nella concitazione della scena e nello straordinario sfolgorio di luce, dobbiamo andare a cercarla con lo sguardo. La scopriremo di fronte a noi, sul lato basso della cupola, circondata da una moltitudine di angeli che sembrano portarla in alto, con lo stesso entusiasmo con cui a matrimonio finito si fan saltare gli sposi. Lei ha le braccia spalancate e lo sguardo rivolto verso il cielo come se fosse stupita di tale accoglienza.

Correggio nell’immaginare questa colossale festa per Maria Assunta si rifà alle tre prediche di Giovanni Damasceno dedicate proprio al tema. Scriveva infatti il grande teologo siriano (tra l’altro patrono dei pittori…): «Bisognava anche che i principali degli antichi giusti e profeti venissero dappresso per prendere parte a questa scorta sacra, essi che avevano annunciato con chiarezza che da questa donna il Verbo di Dio avrebbe preso carne per noi e sarebbe stato generato per amore degli uomini». “Fare la scorta” a Maria: per questo nella cupola di Parma l’Assunta è accompagnata da tutto un popolo, che fisicamente sembra quasi assediarla. È un popolo guidato da figure note, come Adamo «cui è stata cancellata la condanna» ed Eva la cui mela genera di nuovo un virgulto (“Beata sei tu, o figlia: ci hai dissipato la pena della trasgressione“). Poi alla festa non potevano mancare Abramo, Isacco e Davide; e Rebecca e Giuditta; e non poteva mancare Giuseppe, il tenerissimo marito di Maria, con in mano il ramo fiorito che lo aveva indicato, tra i tanti pretendenti, come “lo sposo”. Ovviamente non mancano gli apostoli, che furono testimoni del transito di Maria, convocati dagli angeli da ogni angolo del mondo dove si erano recati per portare il Vangelo. Li vediamo più in basso, abbarbicati alla balaustra, a due a due, con gli sguardi tutti attratti da ciò che sta accadendo sopra di loro.

L’Assunzione di Correggio ci appare così come un fantastico accalcarsi di corpi felici, come un’effusione incontenibile di dolcezza che impregna carni e sguardi. La grande voragine centrale è un immenso vuoto riempito solo di luce; una luce calda, piena che imbeve tutta la scena, che plana sulle figure e sembra fonderle le une con le altre come per un’irresistibile energia d’amore.
Infine, là sotto, ci siamo noi, a testa all’insù. Siamo nel luogo dove possiamo immaginare ci fosse il sepolcro vuoto di Maria. Anche noi, nel meccanismo immaginato e messo a punto da Correggio, siamo chiamati a partecipare della festa, non solo a essere spettatori. L’Assunta di Parma è infatti un vortice che risucchia verso l’alto, che porta su chi guarda. O che fa piovere su di noi quella dolcezza che riempie l’aria del Paradiso. Non è solo un affresco, è una visione immaginata che la pittura densa e calda di Correggio ci restituisce in una dimensione del tutto fisica e reale.

Tornando al pensiero iniziale, l’immaginazione dei grandi ha questo segno caratteristico: è strabordante. Investe chi guarda cambiandone il ruolo o la posizione. Eravamo semplici spettatori, invece sotto la cupola di Correggio scopriamo di essere stati già “pensati” come parte della “scorta” di Maria. Non c’ modo migliore di augurare Buona Assunta.

Written by gfrangi

Agosto 15th, 2017 at 1:09 pm

Gaudenzio, la pittura come una carezza

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gaudenziookGaudenzio, Gaudenzio: questo volto è davvero difficile da dimenticare. È un particolare della pala di Guadenzio Ferrari, conservata nel Duomo di Novara ma che è rinata sorprendemente con il restauro realizzato per la mostra che si apre il 19 marzo prossimo alla Basilica di San Gaudenzio, sempre a Novara (qui i particolari). La Pala è un Matrimonio mistico di Santa Caterina, e secondo Rossana Sacchi che ha scritto la scheda in catalogo, è da datare intorno al 1527. Due riflessioni attorno a questa volto Madonna: difficile parlare del suo autore come di un minore. Qui siamo ad un’intensità espressiva che può essere solo nelle corde di un grande. È un Gaudenzio correggesco, ma rispetto a Correggio il sublime di Gaudenzio non è mai autoreferenziale. Questa Madonna ha lo sguardo puntato verso un qualcosa (il Bambino) ed è la tensione sentimentale che questo rapporto determina a strutturarne l’espressione. È un sublime che si genera dentro un rapporto, che nasce da uno scambio. Questo volto vibra di commozione in ogni cellula e dissemina una dolcezza che invade anche il cuore piuttosto disilluso di un uomo d’oggi. Non credo di esagerare, ma la carne di questa Madonna è una carne “bambina”.

Ci aveva visto Testori, citato nella scheda del catalogo: «la qualità umana della materia di Gaudenzio […], quel suo incarnar le figure piano, piano, come al tepore d’una continua carezza».

Written by giuseppefrangi

Marzo 12th, 2009 at 8:09 pm