Robe da chiodi

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Andrea Bianconi, l’artista che tiene sveglie le idee

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Il 5 luglio Andrea Bianconi sale sulla vita di Cima Carega, per portare la sua poltrona “to have an idea”. Mi ha chiesto di comparire come curatore di questa sua impresa. L’ho fatto più che volentieri, regalandogli queste parole.

Poltrona etimologicamente ha la stessa radice di poltrire, e verrebbe da dire che poco ha a che vedere con lo spirito della montagna. Poltroni sono coloro che furbescamente si defilano da una fatica, come ad esempio quella del salire. Tanto più se il salire dovesse comportare di caricarsi proprio una poltrona sulle spalle… C’è come sempre un qualcosa di surreale nelle performance immaginate da Andrea Bianconi: azioni pensate per rovesciare il punto di vista sul mondo. Intuizioni venate di bizzarria e insieme di idealismo. Questa volta Bianconi ha voluto candidamente smantellare quell’ossimoro: insediare una poltrona sulla cima di una montagna. La montagna scelta ha a che vedere con il paesaggio della sua vita: la Cima Carega si staglia all’orizzonte, a poche decine di chilometri in linea d’aria da Arzignano. È un paesaggio fisico che probabilmente è diventato anche paesaggio mentale: possiamo immaginare che nei sogni notturni di Bianconi bambino quella montagna sia stato teatro di chissà quali avventure. Dato che un artista poco o tanto resta sempre bambino, i sogni di Andrea oggi non sono molto diversi. E tra i sogni c’è stato forse anche quello di fare della montagna un prolungamento dei propri spazi abituali. Scorrendo le foto di artisti nei loro studi, capita tante volte di sorprenderli in poltrona ad esaminare (o a pensare) i propri lavori in progress; così ci piace immaginare Bianconi che dall’alto della Cima Carega osserva le idee che volteggiando libere nello spazio vasto si articolano in forme mirabolanti.

Ed eccoci al punto: c’è una ratio sorprendentemente chiara nel progetto di Bianconi. Se le idee sono il patrimonio più prezioso (patrimonio davvero amico) per lui come artista, è chiaro che dovesse metterle nelle condizioni migliori per generarsi e moltiplicarsi. La poltrona, come stato di calma, offre una condizione ideale. Per questo le aveva disseminate per Bologna a gennaio, come opportunità di pausa pensante offerta a tutti. Ora ha immaginato questo upgrade: portare in alto la poltrona come si trattasse di un rito celebrativo. Consegnarla allo spazio rarefatto della montagna perché la custodisca e lei, da lassù, possa irradiare l’aria sottostante con le sue emissioni generose e positive. Questo spiega il valore simbolico del farsi carico della poltrona, che infatti verrà portata sulle spalle dai vari componenti del Durona Team, che ogni 10 minuti se la passeranno. Una volta arrivata lassù, troverà casa nel rifugio Fraccaroli, poco sottostante la cima. A quel punto Bianconi potrà dimostrare come anche l’etimologia sarà stata smentita: la poltrona si svela come spazio abitato da vibrazioni. Spazio eccitato che non “poltrisce” affatto. Antenna dalla forma imprevedibile, che emette segnali e li distribuisce a chiunque si voglia sintonizzare. Il contenuto del segnale è uno e molteplice: sono le idee. Così ogni mattina, Bianconi aprendo le finestre guarderà lassù, e potrà sorridere pensando che c’è chi veglia sulla giornata degli artisti.

Written by gfrangi

Luglio 3rd, 2020 at 6:11 pm

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Felici questi Giorni Felici

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riccardo gavazzi2È decollato Giorni Felici a Casa Testori a Novate. Un’esperienza insolita e entusiasmante di incontri e di contaminazioni. 22 artisti, a ciascuno una stanza. La casa, il brutalismo della ferrovia davanti alle finestre, a pochi metri, la sorpresa del giardino smagliante di verde alle spalle. È un luogo potente e insieme liberante. Speriamo di ripeterlo.
Ogni artista ha motivato la sua presenza e il so lavoro con brevi note, spesso suggestive. Mi hano colpito quelle di Andrea Bianconi, che occupa la veranda al piano terra, e quella di Paolo Rosa di Studio Azzurro che ha portato il video dei Due Lai testoriani in una stanza invasa dall’oro.
Chi non vuole perdere Giorni felici qui trova i dettagli.

Nella foto: la Farfalla smagliante di rosso di Riccardo Gavazzi.

La Stanza è un’esplorazione della mia personale geografia, è un cammino nella mia mente. È il semaforo che si trova  nella mia mente, la legge a cui tutti dobbiamo sottostare, l’uccello che si trova sopra la mia testa. Utilizzo centinaia di uccelli freccia in volo, di tessuto, carta e rete metallica, tra libertà e vincolo, per portarmi e portarti da qualche parte sconosciuta. Continue sovrapposizioni, costruzioni e decostruzioni.
Immagino il mio cervello, claustrofobico e complesso, come una grande voliera. Ballerei per ore in questa stanza.
Andrea Bianconi

Le riprese di questo video nascono curiosamente per una esigenza di casting. Eravamo all’inizio della preparazione del nostro film “Il Mnemonista” e ci siamo sempre immaginati Sandro Lombardi come naturale interprete.
Sandro lo conoscevamo dai tempi dei Magazzini Criminali, c’eravamo sfiorati molte volte anche per dei lavori comuni, e non ci siamo mai staccati dall’idea che il personaggio principale di quel progetto che da tempo coltivavamo non potesse essere che lui.
La rappresentazione dei Due Lai al Piccolo Teatro di Milano era dunqu l’occasione, dopo il suo assenso al progetto, di avvicinarsi al suo mondo: sperimentare il suo viso, la sua voce, penetrare attraverso i suoi gesti nella visionaria interpretazione.
L’occhio della telecamera perlustrava le espressioni più impercettibili, indagava ogni potenzialità, ogni battito di poesia. Tutto pensando al nostro film, ritagliando la sua immagin unicamente dentro la nostra scena immaginata.
Di Testori, di questo Testori, non ci eravamo ancora accorti. Ma fu proprio Sandro a renderci inevitabile quest’incontro. La sua trasfigurazione non poteva prescindere da que testo, non poteva che indurci ad ascoltare le parole, a scivolare dentro quegli accostamenti esplosivi, ad apprezzar la straordinaria immaginazione che prendeva forma. Grazie Sandro per averci introdotto a lui e per la tua impagabile prova nel Mnemonista.
Piacere Testori di averti conosciuto così.
Studio Azzurro

Qui un filmato sulla mostra e l’articolo di Francesca Bonazzoli sul Corriere

Written by giuseppefrangi

Giugno 20th, 2009 at 12:31 pm