In una bellissima intervista per Il Giornale d’arte (a cura di Franco Fanelli) Jannis Kounellis torna sul tema del rapporto tra l’arte contemporanea e la Chiesa. Il filo conduttore del dialogo è la rivendicazione dello spazio della drammaticità dentro l’arte, cosa che minimalismo e concettualismo hanno negato o poco alla volta marginalizzato. «Penso che noi siamo europei e non americani. Penso che per noi europei, che veniamo dall’ombra, la drammaticità faccia parte dell’inizio di di ogni discorso, di ogni opera. Come artista europeo e occidentale non posso non affrontare il dramma che mi unisce alla tradizione… dico che l’artista trae dalla tradizione e dal passato la libertà di rinnovare la forma».
La Madonna di Tiziano. «Si deve prendere atto che nella chiesa ci sono due tipi di iconografia: quella cattolica e quella ortodossa…È chiaro che c’è una grande differenza tra una Madonna di bizantina e una Madonna di Tiziano: quest’ultima è “incarnata”, quindi non parte da un’idea platonica che è alla base dell’iconografia bizantina e ortodossa. La Madonna di Tiziano è l’inizio di tutte le libertà e come pittore non puoi non essere attratto da quella Madonna. Rappresenta un’intuizione ideologica, portatrice di una libertà che è dialettica e che mette in crisi la stabilità».
I tagli di Fontana. «Anche il taglio di Fontana è “incarnato”! Io penso che nasce dai tagli inferti al corpo di Cristo: la tela diventa allora una superficie simile alla pelle e il taglio è la ferita in cui San Tommaso mette il dito per verificarne la fisicità».
La comodità delle icone. «Molti oggi sono attratti dalle icone, che come ho detto sono dogmatiche, perché sono più “comode”, non pongono problemi laddove neutralizzano le differnze che esistono nelle proposte di un pittore. Ma la storia dice che tutti coloro che si sono occupati di cristi e di madonne come Giotto, Masaccio, lo stesso Caravaggio, sono riusiciti a proporre cose assolutamente rivoluzionarie: nell’arte occidentale questo ha a che fare con la chiesa in quanto popolo e non con la spiritualità».
(Tre note:
Mi piace che Kounellis si qualifichi “pittore”. La dice lunga su quanto sia ampio e piena di libertà questa categoria.
Mi piace che Kounellis ribadisca senza ambiguità come la vera partita nell’arte di oggi sia quella di prendere di petto questa drammaticità o invece di liquidarla.
Mi piace questa centralità di Tiziano. È un’intuizione che apre orizzonti, che spinge a osare, che esalta la libertà)
Chiaramente questo è il posto sbagliato, ma non sapevo dove altro scrivere: spero mi perdoni e mi aiuti. Stavo pensando a dei notturni e a dei cieli stellati della pittura da proporre a dei ragazzi(ok, siamo in vacanza, ma noi profe appassionati non usciamo mai propriamente dal ruolo). Insomma, se vuol pazientare: se le chiedo dei cieli profondi, “persi”, in grado di evocare l’intimità dell’uomo e di farsi rispondere e interrogare, cosa le viene in mente? Vorrei dei cieli che “smuovano”, dei “contemporanei”… in qualche modo “drammatici”, anche pacatemente drammatici
Grazie, comunque.
perseoc
16 Lug 09 at 8:59 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Il suggerimento è suggestivo. Ci penso e ne farò un post. a presto
giuseppefrangi
17 Lug 09 at 8:27 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
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Notizie dai blog su Jannis Kounellis, una ripetizione sempre diversa
26 Apr 10 at 3:45 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>