Visitata il 25 aprile. Mostra pletorica, in spazi che sembrano quelli di un trovaroba antiquario. Quattro Caravaggio (o meglio tre) messi in un corridoio di passaggio. Lui Cagnacci è molto meglio nella versione che meno piace. Quella iniziale, abbarbicato al realismo sentimentale di Ludovico Carracci. Quel po’ di goffaggine da pittore di ex voto lo rende vero. Poi inizia a cullarsi i viziosi committenti veneziani, con esercizi sadomaso per pornomani d’alto bordo. Tranchant il passaggio dal San Giuseppe (dell’Oratorio di San Giuseppe di Forlì) che sembra un attore da operetta di paese rimasto solo sul palcoscenico (precursore degli Scarozzanti testoriani: del resto sembra il ritratto di Franco Parenti), alla sala “proibita” delle eroine in deliquio. Un appunto: tra tanti paragoni più o meno opprtuni manca quello con Francesco Del Cairo. Cagnacci ne sarebbe uscito male.
Infine: un altro spazio espositivo monumentale, recuperato con grande dispendio di risorse e senza sapere bene che farne. Il convento di San Domenico, finita la mostra sarà un bel mausoleo deserto.
Si può dire ora, dopo tre anni da questo articolo, quanto sbagliata sia l’ultima affermazione: dopo 4 mostre (la quinta, o meglio la prima, su palmezzano) su cagnacci, canova, fiori, melozzo, con numeri nazionali!
Enrico
24 Mag 11 at 6:55 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Faccio ammenda, parziale. Ho visto Melozzo. Intelligente l’uso del primo piano per una parte documentaria di approccio ben fatta. Il primo piano resta complicato da organizzare a dispetto della vastità degli spazi. Non posso giudicare le mostre intermedie perché non le ho viste.
gfrangi
24 Mag 11 at 7:17 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>