Domenica mattina a Bergamo. Con Matteo entro a San Bernardino, via del Pignolo. Appena si varca la soglia vieni risucchiato da quel vorticante capolavoro di Lotto che giganteggia dietro l’altare. È un quadro che ha qualcosa di inaudito, con quelle trovate luministiche e di disegno che s’intrecciano e si rimandano segnali l’una all’altra. È un capolavoro-flipper, perché appena ti fermi su un particolare c’e n’è un altro che ti rapisce. Guardi il volto dell’angelo occhieggiante verso lo spettatore (quanto altdorferiano, qui soffiano venti del nord… o forse è già prerembrandt…) e lo sguardo ti cade subito sul suo piede nudo e impertinente, e sull’ombra che getta sullo zoccolo di marmo bianco patinato. E poi lo sguardo rimbalza sull’incredibile manto rosso arancio elettrico della Madonna (di sicuro piacerebbe a Pipilotti Rist…). Poi l’occhio si appoggia sulla mano languida di Maria che sembra allungarsi per fare un bagno di luce. E poi viene risucchiato da quel gioco degli angeli trapezisti che tengono teso il telo del baldacchino, di un verde che sembra essere il condensato di tutti i boschi del mondo. È un quadro geniale anche nelle dimensioni, così largo e così profondo. Il formato quasi quadrato (300 x 275) gli dà un’ampiezza, pari solo allo sfondamento visivo che il paesaggio suggerisce. Per questo è un quadro che respira e che vola con quel baldacchino a fare da vela…
Ma è anche un quadro formicolante, senza pace, inquieto di un’inquietudine un po’ adolescenziale. Come se fosse popolato da un’infinità di microrganismi in continuo movimento e mutamento. Forse sono proprio loro a generare quella luce che viene da dentro e da dietro, quasi fosse una tela retroilluminata. Se vi capita, fatevi spegnere e poi riaccendere il riflettore messo dietro l’altare. È a incandescenza e fa uscire il quadro poco alla volta, come una meravigliosa bolla di colore che non smette mai di crescere e dilatarsi…
Lotto è questo: un eclettico che non si smarrisce, che si tiene alle spalle sempre una porta aperta per tornare a casa. Si lascia prendere dall’ebrezza dell’ambiguità, ma all’ultimo evita sempre la deriva con un colpo d’ala. E l’ambiguità all’attimo finale si trasfigura in un’esagerazione di dolcezza.
Per curiosa coincidenza, domenica nelle edicole di Bergamo era in vendita il quinto volumetto dei Pittori Bergamaschi, una bella inziativa curata da Simone Facchinetti per l’Eco di Bergamo: ed era proprio quello dedicato a Lotto. In copertina, gli angeli trapezisti del Pignolo, con quel perizoma ciclamino che vola felice e con un non so che di adolescenziale nel cielo terso.
Interessante lo sguardo domenicale sul mio provvisorio concittadino,spero tu sia passato anche da Santa Maria Maggiore (in città alta),dove ci son le tarsie lignee da lui disegnate,con quell’aura mistica che lo contraddistinse per tutto il 1500.
Tuttavia non apprezzo nel Lotto delle pale d’altare,ne “salvo” poche tra cui una delle più famose,quella sita in Recanati,veramente preziosa.
Quel gatto spaventato che “taglia” lo sguardo dello spettatore,quel Dio quasi buffo che entra tuffandosi nel colore,quella Madonna che sembra quasi una bambina sorpresa.
Ho sempre riconosciuto in questa annunciazione un influenza di Carlo Braccesco,poi potrei sbagliarmi e credo che mi sarebbe anche concesso,visto che non son un professionista,ma semmai una recluta.
Se posso fare un ulteriore annotazione: la raccolta dei pittori bergamaschi edita con il l’eco di bg è molto simile alla vecchia raccolta rizzoli edita con il corriere di qualche anni fa.
Nella prima però troviamo anche delle mappe che mostrano i movimenti degli artisti durante il loro soggiorno nel territorio bergamasco.
Unica “pecca”!?!?Il fatto che non vi sia presente il primo maestro di Caravaggio…Simone Peterzano.
Saluti.
OTILLAF
18 Mar 09 at 9:05 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>