Robe da chiodi

Antonello – Foppa, uno scambio insensato

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Oggi avviene ufficialmente lo scambio tra Milano e Firenze: va agli Uffizi per 15 anni il San Benedetto di Antonello da Messina di proprietà della Regione Lombardia e custodito alla Pinacoteca del Castello. Va per unirsi alle altre due parti del polittico che sono dal 1996 nelle raccolte degli Uffizi. Milano si priva dell’unico Antonello nelle sue raccolte. Ma, cosa ancor più incomprensibile gli Uffizi si privano dell’unica opera di Foppa, Madonna con il Bambino e un angelo (1479/80) presente nelle raccolte. Come si legge nella scheda del museo, si tratta di «Opera entrata agli Uffizi nel 1975 per esercizio del diritto di acquisto proposto dall’ufficio Esportazione della Soprintendenza di Firenze e caldeggiato dal Soprintendente». Soprintendente che allora era Luciano Berti. Basta leggere Wikipedia per leggere la motivazione di quell’acquisto, a capire l’insensatezza di questo scambio: «andò a colmare un vuoto in galleria circa le opere si scuola lombarda prima di Leonardo».
Se gli Uffizi devono essere la pinacoteca “nazionale” italiana, da domani lo saranno un po’ meno… Da foppesco della prima ora la considero un’umiliazione.

Written by gfrangi

Novembre 1st, 2015 at 1:53 pm

7 Responses to 'Antonello – Foppa, uno scambio insensato'

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  1. Gentile Dott.Frangi,
    Le allego per curiosità copia di una mail che qualche giorno fa ho inviato al Sindaco di Milano e all’Assessore alla cultura, e per conoscenza al Prof.Agosti di cui ero curioso di conoscere il parere:

    Egregi Signori,
    Sono un urbinate un po’ ”milanese”
    avendo studiato per molti anni alla Cattolica laureandomi in Lettere classiche nel 2001.
    Sono rimasto grande amante di Milano, dove ho vissuto per 15 anni, e dei suoi musei tanto variegati e di grande valore. Proprio ora sono di ritorno ad Urbino da una visita a Brera ed alla mostra sui dipinti di Budapest a Palazzo Reale, sulla quale non posso che fare i complimenti all’assessore.
    Cosi come bellissime ricordo le mostre su Bramantino a Milano, sul Luini e anche da ultima l’Arte lombarda dai Visconti agli Sforza.
    Ora leggo sui media che uno dei gioielli dei Musei milanesi, l’Antonello da Messina dal 1995 in deposito al Castello dalla Regione Lombardia, verrà dato in deposito agli Uffizi per 15 anni! Col benestare del Ministero, in uno scambio definito ‘equo’ con una Madonna col Bambino del Foppa, che agli Uffizi non ricordo neanche di aver visto mai esposta (inutile sottolineare che il Foppa era, ovvio, già ben raporesentato a Milano). Pur non avendo voce in capitolo in cio’ il Comune di Milano, come leggo da una dichiarazione del Dott.Salsi direttore del Castello, gradirei leggere anche il Vostro autorevole parere.
    Ricordo la gioia con cui vent’anni fa si saluto’ come un ‘risarcimento’ per Milano l’ingresso in pompa magna del San Benedetto al Castello…e’noto infatti che a suo tempo , 1475 o giu’ di li’, gli Sforza cercarono di far venire Antonello da Venezia senza riuscirci, e certo ancora bruciava la perdita a favore di Torino del ‘Ritratto Trivulzio’ nel 1935. Forse una energica protesta del Comune verso la Regione Lombardia, legittima propietaria del dipinto, sarebbe ancora in tempo a fermare l’attuarsi di un accordo ad evidenza tessuto alle spalle di tutti da Sgarbi…soluzione salomonica, già attuata in vari casi ad esempio in Inghilterra per opere d’arte divise tra due musei(Tiziano, Poussin, Canova) non sarebbe forse quella di alternare il’Trittico’ ricomposti tra Uffizi e Castello per periodi piu’brevi, visto che ormai la frittata è fatta ed avallato l’accordo? Milanesi pensateci siete ancora in tempo!!
    Tutti gli amici di Milano e i cittadini che amano la loro città attendono notizie…
    Coi migliori auguri

    GABRIELE D. ”

    Mi ha risposto così l’assessore, nel giorno in cui già si presentava la ‘ricomposizione’ agli Uffizi:


    Gentilissimo Dottore,
    grazie per la Sua mail. Nella scelta di Regione Lombardia ha prevalso un principio che ci siamo sentiti, come Comune di Milano, di condividere in pieno: la possibilità di ricostituire l’identità e l’integrità di un grande capolavoro dell’arte italiana deve essere considerato interesse prioritario a qualsiasi rivendicazione di carattere locale.
    E’ vero, Milano si priva di un Antonello da Messina ma dona al paese la possibilità di vedere ricomposta l’unità di un’opera ferita dal tempo e dall’incuria.
    Con i miei più cordiali saluti,
    Filippo Del Corno ”

    risposta come vede piena di ridicola retorica, e che può essere facilmente ribaltata: perché non esporre il Trittico a Milano invece che a Firenze se lo scopo era rispristinarne l’unità?
    Firenze non aumenterà di certo i visitatori agli Uffizi per il’San Benedetto’; ma Milano li perderà di sicuro.
    Io stesso avevo piacere di rivedere la Pinacoteca del Castello, quando tornavo su, per Antonello più che per Mantegna o altri… Ora non ci andrò piu’. Troppa rabbia.

    La verità, come mi è stato riferito, è che questa ricomposizione è un ‘regalo’ di Sgarbi all’uscente Direttore Natali degli Uffizi, ingiustamente licenziato dal Ministero, come consolazione; fatto alle spese di Milano e sporattutto, cosa veramnete vergognosa, dei giovani milanesi delle scuole che visitano il loro Museo; ma si sa, ai giovani si tiene molto durante le campagne elettorali. Dopo…si pensa ad altro.

    Gabriele da Urbino

    4 Nov 15 at 10:14 am

  2. Riunire i polittici è sacrosanto, anche a costo di qualche sacrificio e, per motivi testamentari, non si poteva fare il contrario…
    Ma la scellerata scelta del Foppa è stata giustificata, in privato, con l’equazione: “Portiamo a casa il Lumbard e ridiamogli il Terun…” [sic].
    Che dire?

    Davide

    4 Nov 15 at 12:50 pm

  3. Grazie. Un’alternanza sarebbe stata forse la soluzione migliore. Ma questa eterna svalutazione di Foppa a minore è la cosa più intollerabile e anche anacronistica. Porta indietro la storia dell’arte di 100 anni.

    gfrangi

    4 Nov 15 at 2:07 pm

  4. La penso esattamente come Davide, non perché non ami il Foppa, ma perché a Milano senza Antonello alcune non si capiscono, alcuni corto circuiti con Leonardo e lo stesso Foppa. Fa rabbia, molta rabbia, l’acquiescienza dei responsabili dei musei del Castello. Sono francamente avvilita.

    Daniela

    5 Nov 15 at 8:10 pm

  5. Scusatemi é scritto in maniera scorretta, ho dimenticato un pezzo e c’é una i di troppo in acquiescenza, il mio vecchio maestro mi tirerebbe le orecchie…

    Daniela

    5 Nov 15 at 8:22 pm

  6. Come il fatto che fino ad ora una redazione (dal 28 di Giugno) non abbia voluto dare spazio ai Lucano Sagio detto Gaggio da Imola ritrovati sui Navigli , facenti parte del ciclo di Gorlago (già proprietà di William Kaupe dal 1904 al 1939 ca.) e che Federico Zeri ha cercato nel 1989 su sollecitazione del Comune di Imola. Parli di un artista lombardo, parli di Lorenzo Lotto, o di qualche altro nome e nessuno ti ascolta perchè non è un Caravaggio (unico Lombardo celebre in Italia, almeno per l’italiano medio, oltre a Leonardo che era per altro… toscano) . In realtà c’è una grande svalutazione dell’arte Lombarda. Anzi, c’è una svalutazione della storia dell’arte e dello storico che è buono da tirar fuori dal cilindro quando serve, soprattutto per questioni di immagine, per la sua dielettica. Lo si fa soprattutto in concomitanza di eventi come è stato expo, o addirittura , al giorno d’oggi non lo si fa. Farà storia l’intervista rilasciata da un architetto “paludato” il giorno prima dell’inaugurazione per l’allestimento della Pietà Ronadanini all’Ospedale Spagnolo dello Sforzesco. A giudizio del tecnico Leonardo era venuto a Milano per fare dei palloncini. Ma quello dei “palloncini ” non era stata la principale causa del licenziamento del da Vinci da Roma a detta del Vasari? Insomma, la storia dell’arte è una disciplina che in Italia negli ultimi anni sta avendo dei pericolosi connotati di materia fai da te, o divertimento per tutti dove se si dice qualcosa di sbagliato non si rischia in alcun modo di far danno. Tanto lo storico dell’arte chi è per mettere in dubbio una archistrar? Così , privare una reltà locale di un capolavoro, o privare Brera dei molti Hayez in nome di una mostra internazionale con opere “mai viste in Italia” (quando Hayez ha perlopiù operato nel bel paese), non costa niente e non arreca alcun danno, solo un fastidio, o forse due. Se vuoi vedere gli Hayez di Brera, devi andare in una struttura museale privata. Se vuoi allo stesso modo rivedere l’Antonello dello Sforzesco, devi andare agli Uffizi. Paradossale? No, visto che siamo il Paese che ha scelto come icona dell’orgoglio italiano una struttura prefabbricata che è più piccola della colonna Traiana, o un decimo della Tour Eiffel non credo. Insomma, siamo un popolo che non ha più quella capacità di stare sulle spalle dei giganti, nemmeno di stargli accanto, tanto meno di riconoscere cosa sia un monumento, cosa sia arte. Non credete?

    Vi R Veronesi

    5 Nov 15 at 8:57 pm

  7. Mi scuso degli errori. Volevo aggiungere che siamo nello stesso paese il cui popolo ha deciso con infinite code di dare un prezzo giusto alla sua cultura: la gratuità. Questo perchè musei, pinacoteche , biblioteche non sono ritenute una fonte di ricchezza. Peccato.

    Vi R Veronesi

    5 Nov 15 at 9:08 pm

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