Al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, è in corso una mostra su Giacometti, con più di un centinaio di opere provenienti dalla fondazione Maeght. Per questo in catalogo c’è una lunga intervista con Albert Maeght che racconta il rapporto tra l’artista e suo padre, Aimé Maeght. Tra le cose che mi sono saltate all’occhio c’è questo straordinario episodio davvero emblematico della libertà di Giacometti. Protagonista uno dei suoi maggiori collezionisti, l’industriale americano David Thompson.
Thompson era cliente della Galleria. Possedeva una trentina di sculture di Giacometti e altrettante di Miró. Non collezionava nessun altro artista. Durante uno dei viaggi a Parigi, chiese a mio padre di presentargli Alberto, che non conosceva ancora personalmente. Accompagnai quindi Thompson da Alberto. L’avevamo avvisato della nostra visita. Nel cortiletto davanti all’atelier Alberto aveva posto un gesso della grande donna in piedi, alta due metri e mezzo. Thompson, appena vide la scultura, disse immediatamente «La voglio, quanto vuole?». Giacometti rispose «Non è in vendita, non è finita, e comunque deve rivolgersi al mio mercante d’arte». Thompson insistette e propose una somma molto elevata, convinto che Giacometti non avrebbe resistito e avrebbe accettato la sua proposta. Giacometti, piuttosto scocciato, mise fine alla visita e riaccompagnai Thompson in albergo. L’indomani Thompson mi chiamò e mi chiese di organizzare un altro appuntamento perché il giorno prima non aveva visitato l’atelier. Chiamai Giacometti, accettò di rivedere Thompson e lo accompagnai quel giorno stesso. Thompson era rimasto molto sorpreso di vedere, attraverso le finestre del cortiletto, in quale tugurio abitava Giacometti. Aveva ordinato a Fauchon di fargli consegnare dei dolci, cosa che divertì Giacometti. Arrivati nel cortile dell’atelier di Giacometti, la scultura non c’era più. Della grande scultura rimaneva soltanto un mucchietto di gesso, Alberto l’aveva distrutta durante la notte. Thompson gli chiese dov’era la grande donna in piedi che aveva visto, Alberto gli insegnò il mucchio di gesso. Non so se Thompson capì la lezione che gli aveva dato Alberto, dandogli a intendere che il suo denaro non lo impressionava. Dal canto mio, penso proprio che fu il valore che gli diede Thompson a spingere Alberto a distruggerla. Alberto era innanzitutto un uomo libero, non voleva essere l’ostaggio di nessuna costrizione. Più tardi, Thompson vendette tutta la sua collezione al Museo di Zurigo.