È una bella notizia di fine anno il riconoscimento che il New York Times ha dato al museo del Design della Triennale nell’allestimento di Alessandro Mendini, come miglior mostra dell’anno nell’ambito del design. È bella perché del tutto meritata in quanto la mostra di Mendini è stata concepita fuori da tutte le logiche da conventicola. È una mostra democratica nel senso vero della parola, nel senso che riguarda la vita di tutti, che ci risparmia complicate alchimie interpretative ed è fruibile davvero da tutti. Soprattutto è una mostra fatta con amore verso l’Italia, con stima appassionata nei suoi valori, nella sua energia, nelle sue capacità creative. In un’intervista concessa in occasione di questo riconoscimento a Repubblica, Mendini ha detto che in particola questa mostra consacra non tanto chi immagina oggetti di design ma chi li produce. Perché il mondo è pieno di buoni designer, ma se non ci fossero le aziende italiane capaci di rendere realtà le loro idee, resterebbero solo sogni o aspirazioni irrealizzabili. In Mendini e nella sua mostra si ritrova quella moralità tutta italiana che declina il bello e l’utile evitando la spettacolarizzazione. Ed è un’Italia che continua a vivere e produrre, nonostante le tante cassandre travestite da intellettuali.