Giacometti disegnava con gli occhi. Ho letto questo ricordo di Diego Giacometti sulla morte del fratello Alberto, nel libro di George Did-Huberman Il cubo e il volto: «Ho visto morire Alberto, ero al suo capezzale, gli tenevo la mano, Alberto mi guardava o meglio scrutava i contorni del mio viso, mi disegnava con gli occhi come lui faceva e trasponeva in disegno tutto quello che guardava». Bellissimo. Anche in quel momento estremo Giacometti non scappa dal suo destino.
Parossismi giornalistici. Oggi il domenicale del Sole dedica ben tre pagine a una mostra che definire mostra è davvero uno sproposito: è l’appuntamento ormai consueto che Milano per Natale propone a Palazzo Marino con un’opera singola. Dopo Caravaggio e Leonardo quest’anno è il turno di Tiziano con La donna che si specchia. Il quadro arriva dal Louvre, è un bel quadro ma certo non una delle opere memorabili del genio veneziano. Chiaramente le tre pagine sono pubblicità redazionale, con lo sponsor che viene allo scoperto nell’articolo finale. Ma tant’è: i lettori hanno la sensazione di avere davanti un appuntamento immancabile… E si metteranno tutti in coda… Notate bene, che lo stesso quadro di Leonardo arrivato lo scorso anno dal Louvre (il San Giovannino con il dito alzato, meglio noto come il “pollastrone”, secondo la memorabile definizione di Gadda), è in mostra in queste settimane al Bargello (dove vengono presentati gli stupendi bronzi del Battistero di Rustici che nessuno se ne sia accorto.
Sia gloria a Morlotti. Ieri visita guidata alla mostra di Lecco. Che dimostra di tenere straordinariamente nel suo dispositivo capace di riaccendere gli spazi di quella che fu per 20 anni la casa di Alessandro. L’apice della mostra è nella sequenza degli 11 Adda di Morlotti. Sono quadri in cui per una specie di stato di grazia l’informe del naturalismo si coagula in immagini di una chiarezza folgorante. Una chiarezza che si fa via via più netta man mano che Morlotti avanzava nelle sue mediazioni. Negli ultimi il colore si consolida come si trattasse di tasselli di smalti e di pietre preziose. L’affondo nel magma naturale produce una riemersione tutta splendore e lucidità. Non c’era miglior modo di rendere omaggio a Morlotti a 100 dalla nacita. Non perdetela!
Anni fa,dopo l’ultima mostra di Morlotti a LECCO,venni invitato da Romano Trojani,curatore e grande amico dell’artista a scrivere un commento,nel quale feci notare come si fosse allontanato presto dal cubismo per approdare(in realtà tornare) a quel senso panico della natura,divorata più che dipinta.Il fatto interessante che facevo notare è che Morlotti faceva risalire le sue ascendenze fino a Cézanne,mentre non si accorgeva(forse sì ma solo inconsciamente) che il suo vero padre era proprio Van Gogh,per la mancanza voluta di strutture mentali nella sua pittura,tutta giocata in un fremito costante della natura.
Antonio De Robertis
1 Dic 10 at 5:12 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>