Oggi a Bergamo presentiamo Pentecostés, il volumetto che raccoglie storia e fotografie dell’opera che Gianriccardo Piccoli ha realizzato lo scorso anno nella parrocchia di Portovejo, in Ecuador. Il volumetto raccoglie un racconto straordinario del vescovo che ha voluto quest’opera, Valter Maggi, un intervento di Silvano Petrosino che ha collaborato alla messa a punto dell’iconografia e un mio intervento. Ci sono tante cose che colpiscono nell’impresa di Piccoli, cominciando dalla generosità umana che ci ha messo. Ad esempio, la rappresentazione di Maria, sfida davanti alla quale nel 900 in pochi si sono misurati.
Piccoli l’ha inseria al centro della composizione, a braccia aperte (accogliendo un suggerimento di Silvano Petrosino); un gesto che dissolve immediatamente ogni cripticità nella resa di quell’evento prodigioso ma nient’affatto esclusivo. Le braccia aperte evocano il senso di una chiamata a partecipare, a stare vicini al cuore infiammato di Maria, tanto infiammato da aver arrossato la garza: lo Spirito Santo è per tutti e non per pochi.
La Madonna con il suo candore è davvero il perno, non solo geometrico, dell’opera. Lo è per via di quel mix di antico e di contemporaneità che si intravede nella sua postura. L’antico è in quel suo rifuggire da ogni atteggiamento ad effetto; in quel suo intrinseco pudore; in quella tranquillità piena di certezza. Il contemporaneo invece è nel suo stile, nell’eleganza semplice ma al passo con i tempi, nell’attenzione a ciò che anche l’apparenza comunica: non è un caso che a posare sia stata una ragazza reale, conterranea di Piccoli. E che sull’abito, purché fosse bianco, abbia avuto diritto di scelta lei: come confida Piccoli, si è presentata con abito con cinta alta, firmato Zara. Paolo Vi avrebbe senz’altro trovato in questa Madonna, vestita di una purezza contemporanea.
i segni di quella capacità di rendere l’immagine sacra “accessibile e comprensibile, anzi commovente”, di cui aveva parlato nel bellissimo discorso agli artisti del 7 maggio 1964.