Robe da chiodi

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Quel furtivo Cattelan da otto milioni di dollari

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Ha fatto otto milioni di dollari questo lavoro di Maurizio Cattelan, Untitled, 2001 (figura in cera). Un bel record, che raddoppia il suo precedente ( L’opera non era sua ma lui incassa i diritti di seguito). Dell’opera esistono tre esemplari, più una prova d’autore. L’esemplare che più si vede fotografato è quello nel museo di Rotterdam, che sbuca dal pavimento nel centro di una sala di pittura antica. E anche in questo divertente filmato, girato a New York (l’immagine l’ho “rubata” da lì), che spiega come si deve allestirlo, l’autoritratto di Cattelan sbuca nel centro di una raffinata parata di quadri antichi. Non voglio fare né apologie né demonizzazioni, ma certo Cattelan ha sempre una capacità di prenderti per simpatia. Sbuca, è il caso proprio di dirlo, dove meno te l’aspetti. E non sai mai se sia oggetto o soggetto. Qui sembra dire: «Mi piacerebbe essere all’altezza di questi, ma non so più da che parte si comincia. Vengo qui a sbirciare per carpire il segreto della loro forza. Magari di notte, quando non c’è nessuno, e i quadri pensano di non essere osservati da nessuno, combinano quelle misteriose alchimie che il giorno dopo li rendono capaci di incantare tutti. E io voglio essere lì a sorprenderli». Questo mi immagino dica Cattelan.

Dal vero, dice invece questo: «L’arte sta cercando una nuova identita e la cosa piu onesta mi sembra quella di avere una sana convalescenza avendo degli scambi in altri ambienti. Lo scambio e una cosa che ti da l’opportunità di rimetterti in discussione, la vedo solo sotto questo punto di vista».

E poi (parlando di Paolo Uccello e Goya): «Pero hanno una qualita che rappresenta in modo esemplare un’epoca, non semplicemente quel periodo, quel fatto. Un’epoca non la rappresenti per quella battaglia, ma per lo spirito dell’epoca. Sintetizzi un’esperienza, non un fatto».

E infine: «Mi ha sempre affascinato lo spostamento in termini di luogo, tempo, spazio, identità, punti di vista, la ridefinizione dello stesso soggetto in un altro luogo. Duchamp ha messo le basi di tutto questo, la ridefinizione del significato, ma anche dei luoghi. Quei piccoli spostamenti, gesti di un’energia minima, hanno prodotto un enorme risultato».

A  me piace questa “cosa” di Cattelan. C’è lo sguardo furtivo e stupito del bambino, che una cultura troppo cervellotica ha completamente smarrito. C’è l’ironia di chi sa di essere un clandestino là dentro e che quindi potrebbe essere cacciato da un momento all’altro, con buona pace di chi ha sganciato otto milioni di dollari… Io non spendo niente, ma voglio provare a sbirciare come lui.

Written by giuseppefrangi

Maggio 14th, 2010 at 9:44 pm