Pasqua a Parigi. L’attenzione corre a quel quadro strano, conservatio al Musée d’Orsay, così caro a tanti. Lo ha dipinto nel 1898, un pittore poco più che dilettante, Eugene Burnand, nato in Svizzera, a Moudon, pochi chilometri da Losanna. Le cose che si vedono di lui non preludono in nessun modo a un quadro così magico. Il quadro in questione è suggestivo sin nel titolo: Les disciples Pierre et Jean courant au sépulcre le matin de la Résurrection. Soggetto raro, raccontato con una semplicità da libro di buona dottrina illustrata, ma con un qualcosa in aggiunta, di inatteso. È l’impeto dei due che correndo sembrano già tutti investiti dallo stupore di ciò che vedranno; sono gli occhi sgranati Pietro, vecchio che si ritrova con un cuore da bambino; è questa impaginazione così asimmetrica che sposta il baricentro fuori dalla tela. Ma il particolare che più commuove di questo quadro è l’attenzione al momento in cui il fatto accade: la luce del mattino incendia il cielo di giallo, e diventa una facile, ma per nulla scontata, metafora di una speranza più grande. Aver intercettato questo particolare che rende tutto così vero, è la cosa che assegna al quadro di Burnand un posto particolare in tanti cuori.