Mi scrive Massimiliano Bernardelli Curuz, uno dei due “scopritori” dei 100 Caravaggi.
Caro Frangi, apprezzo un certo equilibrio per quanto, naturalmente orientato a portare il lettore sulla pista dello scivolamento del discredito.Ottimo artifizio retorico da comunicatore, il tuo. Complimenti. L’intervento della Terzaghi, a cui rinvii, è molto corretto. Apprezzabile. È il titolo ad essere fuorviante. La bizzarria del ritrovamento discende dal fatto che, i tuoi colleghi, hanno cercato per cent’anni queste cose senza trovarle. Semplicemente questo. Come il corpo di una ragazzina che era andatya in chiesa e che fu trovata dopo 17 anni nel luogo in cui, cercandola, non era cercata. con stima e cordialità
Ammiro la tenacia con cui Bernardelli Curuz difende questa operazione che più passano i giorni più prende i contorni di una vera baracconata. Posso anche accettare il suo accalorarsi da neofita, o da dr House della storia dell’arte, contro il rischio che le fonti restino ostaggio di una casta di superspecialisti che chiudono le porte dietro le loro spalle. Il rimando veramente di pessimo gusto con la vicenda del delitto Claps, non ha bisogno di commenti: d’accordo che quando si tocca Caravaggio si finisce con il sentir dappertutto odor di delitti, ma qui più che di Caravaggio stiamo parlando di una caricatura ritagliata maldestramente tra indizi raffazzonati e supposizioni che definire improbabili è già esser troppo generosi. Basta leggere sul domenicale del Sole di oggi come un giovane studioso, Davide Dotti, smantelli a suon di prove e non di indizi, la candidatura a Caravaggio di due dei disegni a lui assegnati da Bernardelli Curuz e da Adriana Conconi Fedrigolli. Il primo, venduto come “fonte” della fantesca nella Giuditta del Museo Barberini, è in realtà una copia di accademia della testa di Seneca di Guido Reni, realizzata intorno al 1603 ( ricordiamo che l’apprendistato di Caravaggio presso il Peterzano fu tra 1584 e 1588….). Il secondo, riferito alla Maddalena in estasi, è invece una copia d’accademia dell’Alessandro morente, scultura di ambito pergameno, oggi agli Uffizi.
Resta aperto invece lo scandalo di come gran parte del sistema dell’informazione abbia bevuto la notizia senza sentir la minima necessità di una verifica. E visto che tutto è partito da un servizio preparato nei minimi dettagli dall’Ansa, c’è da restar basiti al pensiero di come la più importante agenzia di informazione italiana (pagata in gran parte dai contribuenti) abbia dato credito senza riserve con incredibile leggerezza e in barba a qualsiasi regola giornalistica, a quella che ad un occhio minimamente esperto appariva subito come notizia da prendere con le molle.