«Voici le firmament, le reste est procédure». Così Charles Péguy scrive nel suo poemetto dedicato alla cattedrale di Chartres. M’è venuto in mente quel verso imbattendomi in una prodigiosa pagina su internet. Si tratta di un sito costruito da un americano dell’Oregon, Holly Hayes, che ha documentato fotograficamente un notevolisimo numero di monumenti dell’arte sacra in giro per il mondo. Sono immagini interessanti. Ma diventano anche affascinante in quelle pagine in cui l’autore le ha assemblate tutte, monumento per monumento, per costituire una visione d’assieme fatta di una grande molteplicità di sguardi. Mi aveva colpito l’assemblaggio delle immagini della chiesa di Saint-Hilaire le Grand, uno dei capolavori appena visitata a Poitiers: una chiesa schiacciata nel tessuto cittadino, con uno sviluppo absidale meraviglioso (quasi architettura danzante), che nel “tappeto“ fotografico salvaguarda tutta la varietà di soluzioni e di motivi che contiene.
Ma la vera meraviglia del sito di Holly Hayes la trovate arrivando sulla pagina delle vetrate di Chartres (cioè di una delle cose più belle che l’uomo abbia mai prodotto). 248 immagini prese dalla 170 vetrate, che tempestano con i loro blu, i loro rossi lo schermo del computer. Una specie di Gloria visivo anziché cantato. Vanno viste così, perché poi nel dettaglio si perdono. Ma viste così danno un tuffo al cuore, come quello che provò Péguy quando nel 1942 fece il suo pellegrinaggio votivo da Parigi a Chartes a piedi (92 km). E poi scrisse quel dolcissimo poemetto…
«C’est la pierre sans tache et la pierre sans faute, / La plus haute oraison qu’on ait jamais portée,/ La plus droite raison qu’on ait jamais jetée, /Et vers un ciel sans bord la ligne la plus haute».