Ti sembra di averli guardati a sufficienza e invece non li hai mai guardati abbastanza. L’altro giorno leggendo un affascinante libro appena tradotto in italiano (Abscondita, 2009; ma il libro è del 1990) di Georges Didi-Huberman dedicato a Beato Angelico ho scoperto che nell’affresco bellissimo del Noli me tangere a San Marco, i fiori del prato non sono buttati lì per caso. Lo studioso francese si è incuriosito dal modo con cui Beato Angelico li aveva dipinti: «sono macchie, più o meno regolari, fatte con il bianco di San Giovanni e, al di sopra, con il rosso. È un colore vivace, una terra rossa, che produce sulla parete leggerissimi rilievi; l’effetto ritmico di scansione ne risulta accentuato». Un modo strano di dipingere i fiori, nota Didi-Huberman. Che poi nota come anche le stimmate sul piede di Cristo appoggiato su quel prato, siano dipinte «esattamente alla stessa maniera». Continuando l’osservazione nota che i fiori sono a gruppi di cinque, proprio come le stimmate. Beato Angelico opera quello che Didi-Huberman definisce uno «slittamento del segno iconico». Cioé «posso senz’altro affermare che le stimmate di Cristo, secondo il BA, sono i fiori del suo corpo». Ma altrettanto legittimamente si potrebbe affermare che «Cristo è qui rappresentato nell’atto emblematico di “seminare” le sue stimmate nel giardino del mondo terreno».
La cosa mi sembra di per sé stupefacente, per la poesia che evoca. Ma c’è un’altra sottolienatura che mi sembra ancora più importante: è stupefacente l’intelaiatura concettuale che regge questi capolavori del nostro passato. Nulla è a caso. Il problema è che il nostro sguardo è viziato dall’istintività e non sa più affondare nella verità di queste immagini. E questo accade anche se lo sguardo è di simpatia o di sintonia religiosa con le immagini che guardiamo.
Particolare del “Noli me tangere” del nostro beniamino adottato dai domenicani del convento di San Marco.
Tra l’altro in quel momento Michelozzo doveva ancora terminare i lavori.
A Firenze lo sguardo si perde tra i capolavori, città magnifica.
OTILLAF
29 Set 09 at 8:08 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Di nuovo mi scuso per l’uso improprio del blog… Confido nella sua pazienza e in quella di chi vorrà aiutarmi: se volessi portare i ragazzini della Pietà Rondanini di cui parlavo qualche commento fa in giro per la Milano che cambia tra Otto e Novecento, cosa mi consiglia? Villa Reale? Brera?
Grazie, comunque
perseoc
30 Set 09 at 3:14 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
ps: detto sintenticamente (e malamente, forse) l’idea è sempre quella di educare lo sguardo a guardare in profondità e di vedere che la bellezza – con la verità – è molto più vicina alla nostra vita di quanto non siamo oggi indotti a pensare.
perseoc
30 Set 09 at 3:16 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Secondo me Brera è l’ideale. Perchè si va nel salone di Hayez, poi c’è fattori, e poi nel corridoio del novecento.
OTILLAF
30 Set 09 at 4:42 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
A Brera trova il passaggio tra 800 e 900 con quel bellissimo autritratto di Boccioni dal balcone di casa con sotto la città che cambia. E per l’800 ha Segantini, Pellizza, Fattori. È efficace perché c’è una contiguità, dalla cultura ancora di sapore arcaico e contadino dell’800 a quella pienamente urbana di Boccioni.
giuseppefrangi
30 Set 09 at 6:40 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Grazie. Ho avuto un po’ di problemi a prenotare l’ingresso a Brera… forse io e l’operatrice non ci siamo capiti, comunque poi ho rinunciato. Porterò gli alunni a Villa Reale, con qualche titubanza. Grazie di nuovo.
perseoc
8 Ott 09 at 6:44 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Con l’affresco è impossibile lasciare alcunchè al caso!
Ed è assolutamente necessario uno sforzo intellettuale perchè il lavoro cambia totalmente una volta asciutto, quindi bisogna calcolare lo scarto cromatico in base all’esperienza. Il bianco di San Giovanni schiarisce tantissimo col tempo. Parlo di giorni ma anche di decine di anni!
E davvero ogni cosa aveva un significato e un motivo.
Ho scoperto che molte vesti cangianti dipinte da Giotto sono dovute a un fatto di compatibilità cromatica (verdi mischiati con ocre gialle anzichè con il bianco, per esempio).
Beatrice
8 Ott 09 at 10:25 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
l’ho letto anch’io quel passo sul Noli me Tangere mentre preparavo la mostra su Masaccio, Beato Angelico e Piero per il Meeting di Rimini…stupefacente!
anna
7 Nov 09 at 11:50 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>