La sala con disegni e tela della fauno e la ninfa di Matisse alla Mostra di Ferrara. Ovvero, volere ma non toccare. La dimensione che lui stesso definisce della “voluttà sublimata”.
La sfilata delle quattro allegorie dell’Amore di Veronese alla mostra di Verona. La spinta della sensualità tenuta sotto il controllo della geometria quadrata del formato delle tele. Cose da Paradiso.
La Comunione di San Carlo agli appestati in via Toledo. Il capolavoro di Tanzio a Napoli, visibile dalle vetrate di palazzo Zervallos. Una convergenza tra Lombardia e Napoli d’amore per i corpi, pur nella condizione di livore.
L’allestimento della mostra di Luini a Palazzo reale a Milano. In quanto simbolo di una mostra dettata da un senso civile della cultura che per fortuna sa ancora prendere voce.
La foto di Giulia Zini con occhi spalancati e felici davanti al suo gigantesco disegno di animale esposto e premiato a Monaco per Euward6. Lunga vita all’Atelier dell’errore.
L’immensa carta dell’Italia come scenario della mostra Monditalia alle Corderie, all’interno della Biennale architettura di Rem Koohlas. Un colpo di genio per raccontare come il DNA di un paese possa resistere a tutte le sue devastazioni.
La visita a Gubbio, pietra su pietra in una bellissima giornata di settembre. Scoprire l’essere dell’Italia nelle sue incredibili stratificazioni.
La sala con le Olivestone di Beuys alla Kunsthaus di Zurigo. Sono le vasche di pietra in cui si faceva decantare l’olio, che Beuys trasforma in sepolcri con lampi di resurrezione. Nella sala c’era una Deposizione tedesca del 400, a evocare quale cammino può percorrere un tema iconografico.
La sala finale della mostra Klein Fontana alla museo del 900 di Milano. La galoppata di due artisti che avevano tanta libera e trasparente dimestichezza con il mistero.
La stanza di Elisabetta Falanga a Giorni Felici a Casa Testori. Documentazione straziante e poetica di un dolore. Ma soprattutto testimonianza di come l’arte ostinatamente proponga nessi con la vita.