Robe da chiodi

Con Rodčenko un cantico alle mogli

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Nella bella mostra dedicata al grande Aleksandr Rodčenko in corso al palazzo delle esposizioni a Roma (bello anche il catalogo, Skira), colpisce come la sua avventura di fotografo si regga sul lungo sodalizio con la moglie Varvara Stepanova (una serie di foto che Rodčenko le fece). Anche lei artista, soggetto di alcune strepitose foto molto innamorate degli anni 20 e 30, accompagna il marito nella sua avventura artistica e anche ideologica, condividendo successi e anche l’umiliazione della povertà (l’inverno del 1943 a Molotov, 1500 km da Mosca, con 22 sooto zero fuori casa e 8 gradi nella casa all’ottavo piano di un palazzone, e la legna da portare su…). Una durezza di vita che non impedisce a lei di mandare biglietti pieni d’amore come questo (Natale 1948): «Caro Criceto, ti amo come non mai, non te lo dimenticare, Varva».
È un tema che mi piace questo del sodalizio di coppia: proprio in questi giorni Christo ha annunciato di voler dedicare la sua prossima impresa, la più impressionante, l’impacchettamento del fiume Arkansas, alla moglie Jeanne-Claude Denat de Guillebon, morta due anni fa. Lo stesso anno in cui morì Coosje van Bruggen, moglie di Claes Oldenburg e sua collaboratrice. In questi giorni è in corso ad Antibes la mostra che riporta a galla la figura di Jeannine Guillou, l’eroica moglie, pure lei artista, che condivise con Nicholas De Staël passione e miserie, prima di morire per un aborto («La vie dure», è giustamente titolata la mostra di Antibes). Ma ricordo anche l’indefettibile fedeltà di Annette, moglie sino all’ultimo giorno di Alberto Giacometti. O quella Teresita al suo Lucio Fontana. Un paio di anni fa a Lugano erano andati in scena insieme Yves Klein e sua moglie Rotraut Uecker: ma chi non ricorda le foto del loro folle e cattolicissimo matrimonio?
C’è poi il caso ben più borderline di Jeanne Hébuterne, “devota sino all’estremo sacrificio” al suo Modigliani (di cui non fu mai moglie in senso pieno). E c’è anche Lee Krasner, moglie di Pollock, e argine alle sue derive. Credo che l’elenco potrebbe continuare a lungo: curioso come il secolo segnato dall’assoluta fluidità dei rapporti sentimentali e coniugali (si pensi a Picasso, ma anche a Matisse, che divorzia nel 1939 dalla donna “à la raie verte”), in realtà recuperi il rapporto lui-lei su un piano inatteso: quello della fedeltà all’opera di una vita. Di una sorta di co-costruzione. Di una compagnia nell’avventura dell’arte e della vita. Del resto come sottolineva Chesterton, «uno più uno non fa due ma fa centomila».
(nota a margine: Rodčenko fu davvero un grande, capace di tradurre la terrificante propaganda di regime in un linguaggio che fa prevalere sempre l’eroismo della realtà. E così la retorica delle sue foto trova sempre una sua potente ragion d’essere)

Written by gfrangi

Novembre 20th, 2011 at 3:19 pm

2 Responses to 'Con Rodčenko un cantico alle mogli'

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  1. a questa galleria di devozioni coniugali va senz’altro aggiunto bonnard, o meglio bonnard rivisitato da raymond carver. ecco la poesia:

    I NUDI DI BONNARD
    Sua moglie. Per quarant’anni l’ha ritratta.
    Un quadro dopo l’altro. Il nudo dell’ultimo quadro
    era lo stesso corpo giovanile del primo. Sua moglie.

    Come la ricordava da giovane. Com’era quando era giovane.
    Sua moglie che si fa il bagno. Alla toeletta
    davanti allo specchio. Spogliata.

    Sua moglie con le mani sotto i seni
    che guarda fuori in giardino.
    Il sole le dona tepore e colore.

    Lì ogni cosa viva è in boccio.
    Lei, giovane e tremula e desiderabilissima.
    Quando lei morì, lui dipinse ancora per un po’.

    Qualche paesaggio. Poi morì anche lui.
    E fu messo a riposare accanto a lei.
    Alla sua giovane moglie.

    linnio

    24 Nov 11 at 2:26 am

  2. Bellissima grazie!

    gfrangi

    24 Nov 11 at 2:00 pm

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