Alla mostra su Giacometti aperta a Gallarate viene proiettato un bel video, realizzato nel 1963 dalla televisione svizzera (lo potete vedere qui: 10 minuti memorabili): la telecamera è praticamente puntata sull’artista al lavoro su tre piccole statue, mentre l’intervistatore lo incalza stando fuori campo. Giacometti, con la sua faccia scolpita di rughe ma con quell’espressione sempre così disarmata, si racconta senza nessuna concessione alla retorica. Si definisce sinceramente “scultore mancato”, dice di non aver ancora realizzato una testa così come lui la vedeva. Spiga mentre con le dita non stacca mai dal lavoro sulle sculture, che le teste gli si schiacciano tra le mani. Alla domanda sul perché allora la critica lo osannasse tanto, risponde che questo non cambiava la sua prospettiva, che è possibile che il giorno in cui gli fosse riuscita di fare la testa che da sempre cercava («una testa normale, banale»), la critica l’avrebbe potuta considerare una cosa mediocre. (Nella foto il Cubo di Giacometti: come ha dimostrato Didi-Hubermann si trattava di un tentativo di ritratto del padre).
«Io so che mi è assolutamente impossibile poter modellare, dipingere o disegnare una testa, ad esempio, così come la vedo, e tuttavia questa è la sola cosa che cerco di fare. Tutto ciò che saprò fare sarà sempre soltanto l’immagine sbiadita di quello che vedo e la mia riuscita sarà sempre inferiore allo scacco, o sarà, forse, sempre pari ad esso. Io non so se lavoro per realizzare qualcosa oppure per scoprire il motivo per cui non riesco a fare quello che vorrei».
(La mostra del Maga è purtroppo modesta: nessuna ipotesi da percorrere, allestimento sciatto e inutilmente greve, nessuna indicazione sui criteri con cui le opere sono state raccolte, solito andirivieni cronologico che lascia una gran confusione nei visitatori, etichette senza mai un’indicazione sulla provenienza dell’opera).
certamente un gigante anche di simpatia , una semplicità disarmante , in fondo avere un obbiettivo chiaro è sempre un punto di forza grandioso , il tempo sta giocando tutto a suo favore , non era così facile immaginarlo 10 anni fa , pensa come gioca contro ad esempio a Balthus , verrebbe da dire : gli artisti di oggi fanno ridere per quanto si parlano addosso , comunque io avevo fatto la tesi sui suoi scritti bisogna ammettere che dietro c’è anche un pò di retorica esistenzialista del fallimento …..comunque grazie x l’intervista mai vista prima veramente bellissima
Giovanni
22 Mar 11 at 8:37 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>