Più. L’intervista di Damien Hirst a Repubblica. «Quando sei un artista affermato puoi fare quello che vuoi ma devi sta attento a non perderti perché tutti dicono che quello che fai è magnifico, e non è vero. I grandi artisti devono essere in grado di cambia, di non fermarsi mai. I miei eroi sono Francis Bacon, Willem de Kooning, Joe Stummer, gente che non si è mai arresa… L’arte riguarda l’esserci qui ed ora. Cogliere il giorno. Cercare di cogliere la parte migliore del giorno».
Meno. Al museo del 900 dopo oltre un mese di apertura e 200mila visitatori nessuno ha trovato ancora il tempo di mettere le didascalie alle sale di Marino Marini. Il successo ha dato alla testa.
Più. Il Corriere raddoppia le pagine dedicate all’arte, la domenica. Da prendere come un segnale…
Meno. L’illuminazione del Duomo di Milano (visto ieri per la prima volta) dall’interno non mi convince. Viene trasformato in una scatola magica, una visione del tutto innaturale. Oltretutto la luce dei riflettori interni bombarda le vetrate e non agevola certo la visione. Imparagonabile l’effetto, caldo, dialogante che hanno le stesse vetrate viste dall’interno con la luce per la quale sono state pensate.
Più. Carlo Bertelli sul Corriere giustamente ironizza sulla mess’in scena per la presentazione del quadro di Tiziano a palazzo Marino. Un quadro « alquanto maltrattato dai restauratori, è stato spulito… Si esce avendo sorbito la più banale immagine del Rinascimento a Venezia grazie a un filmato in cui la scena veneziana è descritta dal nostro jet set femminile».
Il nostro studio (Castagna & Ravelli) ha curato l’illuminazione delle vetarte del Duomo e, dunque, ci sembra doveroso chiarire l’equivoco. Tale illuminazione non è fatta per essere vista all’interno. Al contrario, è stata studiata perché le vetrate fossero visibili, nelle ore serali e notturne, all’esterno. Solo ed esclusivamente all’esterno. Tant’è vero che le vetrate si illuminano a partire dalle 19, quando la cattedrale è chiusa.
La Veneranda Fabbrica del Duomo, però, dato che le richieste del pubblico erano numerosissime, ha deciso di consentire l’ingresso al pubblico in Duomo anche dopo le 19, quando l’impianto di illuminazione (per l’esterno, sottolineo)è già attivo,
Ho voluto chiarire la cosa, perché, essendo dei professionisti che lavorano sull’illuminazione, mai avremmo fatto un intervento di questo tipo per l’interno.
Grazie.
Gianni Ravell
Gianni Ravelli
10 Gen 11 at 12:14 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Grazie della precisazione. Comunque per essere più chiaro, non è la realizzazione che discuto, ma l’idea in sé: la luce naturale dà un calore e una “vita” alle vetrate che la luce artificiale non può garantire (ad esempio quell’effetto diorama che si ha quando il sole colpisce i vetri…).
E poi c’è quell’effetto da scatola magica che non mi piace: ma lo consideri un punto di vista del tutto personale. Mi dà l’idea che dentro la cattedrale illuminata si svolgano riti segreti…
gfrangi
10 Gen 11 at 1:37 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
scusa è Joe Strummer con la r cantante dei Clash
Giovanni
10 Gen 11 at 7:14 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
La vetrata è parte del corpo architettonico, dell’unicità dell’opera voluta e creata da un popolo: la Cattedrale.
Questa operazione ritengo che enfatizzi in modo scenografico e quasi pornografico questo singolo elemento a scapito dell’unicità del corpo.
L’operazione, che Luca Doninelli su Il Sussidiario ha elogiato come una sorta di medicina per la “milanesità” perduta dei milanesi; sembra procedere secondo le modalità di un reality qualsiasi mettendo in mostra, o meglio, mettendo in piazza ciò che andrebbe visto e goduto, come un libero gesto d’amore, nel silenzio e nell’intimità di una casa.
L’arte della vetrata sta’ alla cultura e alla teologia occidentale come l’icona alla cultura e alla teologia orientale.
Mentre nell’icona la luce metafisica si materializza e si ferma sulla tavola, tanto che chi guarda diventa punto di fuga di linee prospettiche rovesciate verso il mondo (come spiega Pavel Florenskij); nella vetrata la luce fisica del mondo si mostra, nella mutevolezza del tempo, agli occhi di chi sta’ in questo corpo tra La Luce del tabernacolo e la luce del mondo nei colori di una storia che in episodi si mostra.
Giudico questa operazione come frutto di un atteggiamento democratico ormai nella norma della cultura che da tre secoli ci educa, in cui in nome della libertà e dell’uguaglianza di stato, si sacrifica la libertà della persona; in cui il progetto culturale politico prevale sulle esigenze prime che alimentano le fatiche e le gioie del singolo; in cui la trasparenza alla verità si confonde con l’ossessione di mostrare ad ogni costo, anche a chi non volesse, tutto a tutti.
Le faccio i complimenti per il blog e saluto cordialmente.
Giovanni Savio
Giovanni Savio
11 Gen 11 at 8:21 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Dall’interno non l’ho vista, ma dall’esterno è una bella novità, che esalta il rapporto tra i pieni in marmo e i vuoti in vetro della chiesa. Come novità, poi, costringe a riguardare il Duomo da zero, come se non lo si fosse mai visto, scoprendo molto di più anche delle parti murarie, non toccate direttamente dall’intervento. Un esercizio molto interessante che senza le vetrate non avrei fatto.
Lorenzo
Lorenzo
17 Gen 11 at 11:04 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>