Robe da chiodi

Architetture d’aria. Gli spazi più belli del mondo

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Domenica a messa a Santa Maria delle Grazie, davanti alla tribuna attribuita a Bramante (vi pioveva dentro…). Qui si capisce come la bellezza di un’architettura sia data dallo spazio che crea. Questo è uno dei più begli spazi che io abbia visto. Arnaldo Bruschi nel suo libro su Bramante lo descrive bene: «(uno spazio) reso tangibile e quasi immateriale: una massa d’aria, un fluido luminoso e luminoso in movimento che dà forma agli involucri e li allontana in profondità». E ancora (ma a proposito del progetto di San Pietro): «Gli spazi sono come il risultato di uno scavo». Tra me mi ero detto: mi sembra aria che si solidifica. Alla Tribuna del Bramante, avverti la consisetnza ordinata di un’aria luminosa. E un’enormità che non schiaccia. La grande architettura è proprio questo: non vedi ciò che la costituisce, vedi lo spazio che sa generare. Lo tocchi con mano. Non pensi neanche ai muri ma al luogo che hanno fatto essere.

È il grande limite degli archistar: di loro vedi e ammiri i muri, quanto allo sapzio ti colpiscono solo con gli effetti speciali. Mancanza di vera energia mentale.

Mi sono anche chiesto quali siano gli spazi che più mi sono rimasti nella testa. Azzardo un elenco in ordine sparso che andrò aggiornando.

1. Il Pantheon; 2. La basilica di Massenzio; 3. Il vestibolo della Laurenziana; 4. La cupola di Santa Maria del Fiore; 5. La Sagrestia vecchia di San Lorenzo; 6. Sant’Andrea a Mantova; 7. San Lorenzo a Milano; 8. Santa Maria delle Carceri a Prato (Sangallo); 9. L’atrio di Villa Poiana di Palladio; 10. La Chiesa del Redentore di Palladio. 11. Juvarra, La cappella di Sant’Uberto a Venaria Reale.

E voi che ne dite?

Written by gfrangi

Novembre 2nd, 2010 at 10:58 pm

5 Responses to 'Architetture d’aria. Gli spazi più belli del mondo'

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  1. Mi accorgo che l’architettura l’ho vista di più dal di fuori: come baluardo, muro, contenitore, elemento ritmante lo spazio infinito.
    in questo senso (vado a impressioni) mi ha sempre lasciato senza fiato la facciata dell’oratorio dei Filippini a Roma di Borromini. Una facciata (un muro) che si fa cava, che accoglie invece di respingere. E poi le corti: quelle del Filarete (?) alla statale di Milano. Un sistema di corti minori attorno a corte centrale contornate da portici ad archi: e sopra il cielo. I benedettini dicono che per loro il chiostro è il posto di nessuno. Quello che non ha funzione specifica, che raccoglie. A S. Galgano il cielo ha vinto sfondando la volta della cattedrale e piovendo giù un pavimento di erba. E per estensione le piazze. La piazza s.Marco a Venezia. La piazza del campo a Siena: cava anch’essa come conchiglia.

    Gli spazi interni. Certo s.Maria delle Grazie, con tutto quello che dici. Questo definire uno spazio con segni così leggeri, delicati e saldi insieme. Ma anche in modo più misterioso e forse con un lieve senso di annegamento l’ingresso nella moschea blu di Istambul. Nel ventre della balena? e, indicibile, l’aria densissima che avvolge entrando nella basilica della natività a Betlemme. Forse perché si entra da porticina abbassata come in spazio sotterraneo.

    paola

    4 Nov 10 at 3:06 pm

  2. La Moschea Blu non l’ho vista. Su Betlemme, sono d’accordissimo. Ma quello fa parte di un’altra risma. Roba di Dio, non di uomini…

    gfrangi

    4 Nov 10 at 8:15 pm

  3. Dico i miei spazi interni e anche esterni che però confermano questa idea di architettura come spazio misurato, giusto, bello, dove si sta felicemente. L’elenco (in ordine sparso) è sbilanciato sul ‘900 e su Milano.

    1. La Cappella di Ronchamp di Le Corbusier
    2. Il Guggenheim di New York di Wright
    3. Il museo del tesoro di San Lorenzo di Albini a Genova
    4. Il portico del Gallaratese di Aldo Rossi a Milano
    5. La chiesa della Madonna dei poveri di Figini e Pollini a Milano
    6, 7 e 8. I tre “grandi interno” del Duomo di Milano, della stazione Centrale, di San Siro.
    9. Piazza Mercanti a Milano
    10. Piazza San Fedele a Milano

    Lorenzo

    4 Nov 10 at 8:53 pm

  4. interessanti le scelte di Lorenzo. Si rivede il proprio ‘vedere’ attraverso il ‘vedere’ degli altri. Ci si accorge di quanto poco si è visto. (Sulla classifica di Giuseppe concordanza piena ma mi manca, o non ricordo, dall’8 all’11, come non ho visto dall’ 1 al 3 di Lorenzo
    Ma dov’è la chiesa di Figini e Pollini?

    paola

    6 Nov 10 at 8:21 pm

  5. Lorenzo

    10 Nov 10 at 10:38 pm

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