Ma qual è il Van Gogh rubato al Mahmoud Khalil Museum del Cairo? Su quasi tutti i giornali italiani è apparsa l’immagine di un Vaso di papaveri, margherite e peonie conservato al Ministero della Cultura olandese, in prestito permanente dal Museo di Otterloo (immagine a sinistra). Evidentemente non è quello il quadro sparito. L’equivoco è nato dal titolo fatto girare da qualche agenzia: un vaso di papaveri. In realtà il quadro è un altro, Vaso di viscarie e altri fiori (che potrebbero essere in effetti due papaveri), dipinto negli stessi mesi del 1886 (immagine a destra). È il momento in cui Van Gogh sente con più intensità l’influsso di Monticelli, il grande e oscuro maestro marsigliese a cui lui guardava con l’occhio devoto del discepolo. Questo era il vero indizio (il nome di Monticelli era fatto in qualche dispaccio di agenzia) che poteva aiutare a riconoscere il quadro, con quei toni terra che discendono proprio da Monticelli. Per altro la tela non è piccola come è stato scritto ma è di 65 x 54 cm.
La cosa curiosa è che se su Google si fa ricerca in italiano esce l’immagine sbagliata. Se la si fa in inglese ece invece il quadro giusto. Vorrà dir qualcosa? Soliti peccati di superficialità…
In effetti… tra l’altro era esposto a Forlì in una mostra sulla natura morta fino a giugno scorso: http://www.mostrafiori.com/galleria.html
davide
30 Ago 10 at 7:33 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
C’e troppa disinformazione su Van Gogh.E’ recente la figuraccia degli organi di stampa nazionali ed esteri,che hanno lanciato la notizia di un quadro rubato in un museo del Cairo,con la foto di uno che si trova nel museo di Hartford in Connecticut,che tra l’altro è oramai considerato una errata se non falsa attribuzione.Ora è in arrivo una ben più grave notizia,legata alla PROSSIMA MOSTRA SU VAN GOGH AL VITTORIANO DI ROMA.
Perché il quadro:”Augustine Roulin con la figlia Marcelle”in prestito dal museo di Filadelfia è un falso,realizzato dai fratelli Schuffenecker.
E’oramai risaputo che nel catalogo completo dell’opera di Van Gogh(circa 900 opere a olio),quasi 90(pari al 10%),potrebbero essere falsi o errate attribuzioni.Di queste,circa 30(pari a un terzo),sono riconducibili ai due fratelli Claude-Emile e Amedèe Schuffenecker,pittore il primo e mercante prima di vini poi di quadri il secondo.Uno di questi è sicuramente :”Augustine Roulin con la figlia Marcelle”in prestito dal museo di Filadelfia per questa mostra.
Questo dipinto non è mai stato nella collezione di Emile Bernard,come ci segnala il De La Faille.E neppure della famiglia Van Gogh.La sua origine va ricercata nella collezione dei fratelli falsari Schuffenecker,(appare a destra sulla parete nella foto della stanza 29 della mostra a Mannheim nel 1907,alla quale prestarono ben 14 quadri).Essi devono averlo costruito partendo da altri ritratti della signora Roulin,facenti parte della loro collezione.E’risaputo che almeno 2 versioni della Berceuse(quella ora a Boston potrebbe essere un falso)passarono dalle loro mani e probabilmente anche il ritratto con finestra e vasi sullo sfondo,già di proprietà di Theodore Duret(altro collezionista e possessore di parecchi Van Gogh fasulli)e ora nel museo Oskar Reinhardt di Winthertur.La brutalità di questo dipinto,assimilabile per tecnica all’altro con neonata in primo piano e la madre tagliata dalla cornice(guarda caso anch’esso proveniente dai due fratelli falsari,come dimostra una foto della mostra del novembre 1909 da Druet e il relativo catalogo al n.33),non fanno parte della cultura figurativa di Vincent,che prediligeva il primo piano possibilmente a mezzo busto,per tirare fuori tutta la potenzialità psicologica e umana dei personaggi.E’una pittura che ha il taglio e i colori di Francis Bacon con 50 anni di anticipo,ma che non ha nulla a che vedere con Van Gogh.
Antonio De Robertis
8 Set 10 at 9:26 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Egregio dott.Frangi,anche per la sincera amicizia che mi lega da anni a suo zio Lallo,voglio aggiungere qualche interessante nota sul quadro dei papaveri del museo di Hartford,ritenuto una falsa attribuzione dai maggiori studiosi.Recentemente ho aggiunto un tassello a questa conferma,seguendo le tracce di Leo Nardus.sul catalogo generale De La Faille e incrociando le provenienze delle tre opere, catalogate sotto i nn.228 (Moulin de la Gallette), 279 (Natura morta-vaso con papaveri), 513 (Frutteto in fiore) ho riscontrato alcune stranezze tipiche dei falsari. Per esempio tutte e tre insieme vengono presentate per essere vendute alla casa d’aste Frederick Muller ad Amsterdam nel 1917, nn.di catalogo 36-37-38 da un suo prestanome, fattosi passare come Mister.X (risultato poi essere il pittore M. H.Souget di Bussum) e subito da lui riacquistate, secondo una prassi di riciclaggio e legittimazione di opere contraffatte molto usata dai falsari.Uno strano quanto singolare personaggio olandese, Leo Nardus (1868-1955), olimpionico di scherma nel 1912, campione internazionale di scacchi, pittore orientalista, dalla vita avventurosa e lussuosa, che abitò in due residenze principesche, prima in un castello a Suresnes in Francia, poi in Tunisia in una splendida villa a La Marsa alle porte di Tunisi, dove morì nel 1955.
Genero del mercante di articoli d’arte Bourgeois (presso cui si riforniva anche Van Gogh), con il di lui figlio Stephen poi aveva aperto gallerie a Parigi e a New York, dove si distinse per i suoi modi convincenti e garbati nel mercato d’arte americano.
Tra l’ultima decade dell ‘800 e la prima del ‘900 avrebbe venduto al collezionista americano Widener e ad altri di Filadelfia ben 93 opere perlopiù fatte passare come capolavori del Rinascimento italiano e olandese, ma poi risultate per la maggior parte false.
La storia rimase segreta, per volontà dei truffati, fino a pochi anni fa, quando saltò fuori dagli archivi della corrispondenza degli interessati, come risulta da un’inchiesta di Jonathan Lopez dal titolo “Gross false pretences’: the misdeeds of art dealer Leo Nardus” pubblicata dalla rivista d’arte inglese Apollo nel dicembre 2007.
Ma non si sapeva finora che avesse sistematicamente commercializzato anche opere di Van Gogh.
Antonio De Robertis
8 Set 10 at 9:49 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Grazie per le preziose segnlazioni. Antonio De Robertis è un’autorità in materia di Van Gogh: ha scritto un libro importante cercando tracce documentate di tutti i quadri che sono stati perduti: Vincent van Gogh. Le opere disperse. Oltre 1000 disegni e dipinti citati dall’artista e introvabili (con Matteo Smolizza).
Il quadro dubbio che verrà esposto a Roma lo potete vedere qui sul sito del museo di Philadelphia.
http://www.philamuseum.org/collections/permanent/52064.html?mulR=22806
gfrangi
9 Set 10 at 6:02 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Noi italiani siamo sciovinisti contro noi stessi.
Mi chiedo se è giusto che io,discreto studioso d’arte e specialista di Van Gogh da oltre 20 anni e con all’attivo sei libri e parecchi saggi e articoli accreditati nel database della biblioteca del museo Van Gogh e delle principali biblioteche d’arte italiane,non sono neppure stato invitato ai 3 dibattiti e alle 4 proiezioni di film,già programmati a margine della mostra,che aprirà i battenti al Vittoriano di Roma l’8 ottobre prossimo.Può essere che la mia voce sia stonata,fuori dal coro,ma non se ne può più di un taglio ageografico e celebrativo,che viene dato a queste mostre e che hanno ingessato Van Gogh nel suo mito,forse contro quello che sarebbe stato il suo volere.Negli ultimi anni,grazie all’avvento dei blogs ho potuto finalmente dare fiato alle mie scoperte su Vincent.anche a quelle che avevano dato fastidio all’establishement,stemperando così l’ostracismo nei miei confronti.Continuerò su questa strada,confortato periodicamente dal ringraziamento di parecchi appassionati del pittore olandese.Grazie a tutti voi che mi leggete e spero mi sosterrete anche in futuro.
Antonio De Robertis
26 Set 10 at 2:06 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Altre notizie sul sito in allestimento http://www.vangoghiamo.altervista.org, su vangauguin e su Geometrie fluide.
Antonio De Robertis
11 Ott 10 at 1:17 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Salgono a 5 le opere dubbie di Van Gogh al Vittoriano
Nelle scorse settimane ho segnalato 3 opere dubbie di Van Gogh in mostra a Roma:
Ritratto di Madame Roulin con la figlioletta (1888)Olio su tela, 92,4 x 73,5 cm,Philadelphia Museum of Art – Lascito di Lisa Norris Elkins,1950,Autoritratto (1886)Olio su tela, 38,8 x 30,3 cm,del Geemente museum dell’Aja,La casa di Jorgus (1890)Olio su tela, 33 x 40,5 cm,già proprietà Readers Digest.Ora che finalmente ho potuto visionare il catalogo Skira mi sono accorto che altre due vanno aggiunte alla serie:Contadino che fabbrica un cesto (1885)Olio su tela, 41 x 33 cm,collezione privata,Dr. Gachet (1890),Incisione su carta, 18 x 15 cm.
Cinque quadri falsi su più o meno 25 esposti fanno il 20%,media altissima se consideriamo che dei circa 900 Van Gogh catalogati,90(solo il 10%) sono stati ritenuti dubbi dai 13 massimi studiosi mondiali.La mostra si sta rivelando un successo di pubblico e ne sono contento,ma come studioso non posso tacere che dal punto di vista filologico si sono trascurate le risultanze di anni di studi scrupolosi sui falsi,condotti da me e da altri ben più eminenti ricercatori,che avrebbero invitato alla prudenza,quindi sarebbe stato meglio evitare di esporli.Per il commento ai primi tre rimando in particolare ai blogs Geometrie fluide e alle interviste che ho rilasciato recentemente a New Notizie e Gossip Italiano.Il quarto è un falso Schuffenecker,già da me contestato alla mostra di Treviso del 2002.Il quinto è contestato da anni da Benoit Landais,studioso francese,trapiantato ad Amsterdam.Altre notizie sul sito in allestimento http://www.vangoghiamo.altervista.org, su vangauguin e su Geometrie fluide.
Antonio De Robertis
14 Ott 10 at 2:58 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
PERCHE’ QUESTO QUADRO E’ IN MOSTRA AL VITTORIANO?
Del comitato scientifico che ha organizzato la mostra di Van Gogh al Vittoriano di Roma fa parte anche lo staff del museo Van Gogh,che ha pure prestato alcuni quadri.Nel numero di gennaio 2005 della prestigiosa rivista d’arte inglese Apollo Martin Bailey,giornalista di spicco e critico d’arte specialista di Van Gogh presenta un articolo dal titolo Van Gogh the fakes debate.(Vincent van Goghs paintings),in cui elenca 38 dipinti per i quali è aperto un dibattito tra i maggiori studiosi al mondo circa la loro autenticità,fortemente messa in discussione.Uno di questi è proprio CONTADINO CHE FABBRICA UN CESTO,che viene così indicato:
Peasant making a basket.(Nuenen Period) Jan 01, 2005 … 2. Peasant making a basket, 1885, private collection, JH657/F171a. Oil on panel, unsigned, 41 x 33 cm. Van Gogh Museum specialists have questioned certain ‘repetitions’ of authentic paintings. In this context Louis van Tilborgh and Ella Hendriks point out that this work is a …
In sostanza ci avverte che i due funzionari del museo Van Gogh Louis van Tilborgh and Ella Hendriks contestano alcune opere che sono ripetizioni di quadri originali e nella fattispecie proprio questo.Ma io ne avevo già contestato l’autografia in tempi non sospetti nel 1994,stilando un elenco di 30 opere dubitabili in catalogo,tutte provenienti dalla collezione dei fratelli falsari Claude-Emile e Amedée Schuffenecker,poi riportate da Martin Bailey in un articolo per il Giornale dell’Arte del giugno 1997 e dalla giornalista inglese Geraldine Norman per il documentario su Channel 4,andato in onda il 26 ottobre del 1997.Lo avevo di nuovo contestato nel 2002 quando l’originale era esposto a Treviso e le mie motivazioni erano chiare:
Il quadro sospetto è uno dei soli 3 dei 229 del periodo olandese(gli altri sono: CONTADINA DAVANTI AL FUOCO F176JH799, e MULINO AD ACQUA A GENNEP F47JH526,entrambi non in mostra a Treviso) che sono una copia quasi identica degli omologhi F171aJH657 ,F158JH946 ,F125JH525, quest’ultimo in mostra a Treviso), e la coincidenza che entrambe le versioni dei primi due siano appartenute sia a Schuffenecker che anche ad Eugene Blot,mercante parigino amico dei fratelli falsari non lascia certo tranquilli.
Ora mi chiedo: PERCHE’ QUESTO QUADRO E’ IN MOSTRA AL VITTORIANO nonostante sia giudicato dubitabile proprio dal museo Van Gogh? Altre notizie sul sito in allestimento http://www.vangoghiamo.altervista.org, su vangauguin e su Geometrie fluide.
Antonio De Robertis
16 Ott 10 at 9:46 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Egregi Signori ,
avrei bisogno di contattare il Sig-Geom De robertis per un sua valutazione su un dipinto a firma Vincent, anche via e mail
Paolo COPPI
paolo geom Coppi
30 Mag 11 at 5:17 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Buongiorno, avrei bisogno di contattare il Sig. De Robertis per una sua valutazione su un dipinto. Grazie.
Pasquale
3 Giu 14 at 10:43 am edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>
Ill.mo Prof.
Antonio De Robertis,avrei bisogno di un suo prezioso consiglio, come studioso sull’opera di Vincent van Gogh, del quale sono stato protagonista, per la scoperta di un opera in Milano nel 1985- a riguardo della stessa, giacente presso il Museo Institute of Art di Chicago
Sono trascorsi 35 anni, dall’evento che mi imposero il silenzio. Prima di espormi, come propmisi a me stesso se, fossi sopravvisuto, avrei svelato,ma non prima di Interrogarla a proposito.Grato.Prof.G.Spinicchia spinicchiagiovanni37@gmail.com – 3403931081
giovanni spinicchia
26 Ott 20 at 5:02 pm edit_comment_link(__('Edit', 'sandbox'), ' ', ''); ?>