Alle 10,30 di mattina (orario insolito) a Casa Testori un incontro molto insolito. Con Elena De Filippis, direttrice del Sacro Monte, e con Angelo Barone, artista, fotografo, insegnante, abbiamo presentato i lavori di tre giovani artiste e fotografe fatti sulle due sculture del Sacro Monte esposte a Casa Testori ad aprile scorso. Due capolavori, che per una volta era possibile vedere a tu per tu. La domanda di partenza era questa: cosa fanno scattare due sculture così fisiche, così realistiche, così drammaticamente dialettiche, così drammaturgicamente opposte e complementari, nello sguardo creativo e libero da ogni preoccupazione filologica di tre artiste (tutte donne non per scelta ma per caso) ventenni o poco più? Angelo Barone le ha seguite nel lavoro, spingendole soprattutto a non proteggersi con qualche discorso preventivo. Quindi ad agire con un vero confronto, con un’indagine attenta, approfondendo passo a passo le ragione del proprio sguardo. I lavori di questo anomalo “workshop su Gaudenzio Ferrari” li potrete vedere sino al 23 luglio a Casa Testori. Sofia Bersanelli ha immaginato un percorso di dieci immagini in cui segue l’ipotesi di un dialogo che avrebbe potuto esserci ma che non c’è stato tra il soldato e Gesù. Elisabetta Polelli, senza conoscere il DNA del Sacro Monte, ha agito sull’integrazione tra scultura e pittura: con il manigoldo rappresentato da due calchi del braccio e del busto e con Cristo invece fotografato come dipinto su una tela di lino. Infine Giulietta Riva ha agito per coppie di close up ravvicinatissimi: dettagli che dilatano a dismisura la superficie corporea.
Non è un punto di arrivo questo. È un punto di partenza per capire come riagganciare una meraviglia antica a una generazione che parla una lingua dai meccanismi affascinanti e misteriosi. Certamente si è aperto un dialogo, anche se più che un dialogo può sembrare un corto circuito.