Non dimenticherò facilmente il volto di Brigitte Mira, l’attrice protagonista di “Il viaggio in cielo di mamma Küsters”, film di Fassbinder del 1975 (visto ieri sera). Lei interpreta Emma Küsters, anziana signora che deve affrontare la tragica scomparsa del marito Hermann: lui, dopo aver avuto la notizia di licenziamenti di massa nella sua fabbrica, ha infatti ucciso il figlio del titolare e si è tolto la vita.
Di fronte ad un mondo che infanga suo marito, con dei figli che non spendono una parola per difendere la memoria di loro padre, Emma Küsters trova dei compagni di strada solo in alcuni militanti del partito comunista. Emma nella sua ingenuità e sincerità tiene un discorso davanti ad un gruppo di loro per spiegare la sua adesione. È un discorso doloroso e stupendo, che Fassbinder gira tenendo quasi sempre la cinepresa sul volto umanissimo di Emma. Mamma Küsters dovrà presto ricredersi anche rispetto alla loro buona fede e si troverà un’altra volta abbandonata. Fassbinder girò due finali del film: in uno la mamma muore dopo un tentativo di occupazione del giornale che più aveva infangato la memoria del marito. Nell’altro finale, con un’intuizione poetica meravigliosa, Fassbinder dà un esito imprevisto a quella occupazione solitaria e senza speranza: il portiere del giornale invita mamma Küsters a desistere e ad andare a mangiare insieme a lui uno dei suoi piatti preferiti, Himmel und Erede, “cielo e terra”, un pasticcio a base di mele e carne. E lei, sorridendo, lo segue. È il suo “viaggio in cielo”…
Ho trascritto il discorso di mamma Küsters davanti ai militanti del partico comunista.
«Buonasera a tutti, questa è la prima volta ce parlo a tante persone contemporaneamente, Io non so parlare bene come gli altri. Ma credo di potervi comunque spiegare perché alla mia età ho deciso di aderire a questo partito. Devo confessarvi che non è per la politica, che capisco poco, ma per le persone che ho trovato tra di voi. Queste persone mi hanno detto che non bisogna accettare tutto come un disegno di Dio. Non tutto è destino. Io ho creduto loro e per questo sono qui. E ho capito che c’è una ragione per tutto. Per tutte le cose terribile che accadono ogni giorno nel mondo. Sono stata sposata con mio marito per 40 anni. È un tempo lungo ma anche troppo corto. E cos’ho fatto per tutti questi anni? Ciò che tutti si aspettavano da me, ciò che tutti si aspettano da ogni donna: avere figli, prendersi cura della casa… E Hermann ha fatto ciò che ci si aspettava da lui: è andato a lavorare, è andato in guerra… È andato tutto come doveva andare. Ma oggi mi chiedo: questa è vita? Questa è davvero vita? O abbiamo semplicemente vissuto come altri volevano che vivessimo? È stata davvero la “nostra” vita? Non lo so. Chi sta in una valle davanti a sé vede solo la montagna. Ma chi scala la montagna vede altre valli e altre montagne. 40 anni insieme sono tanti per due persone. Pensavo di conoscerlo, pensavo che non ci fosse bisogno di parlare, tanto sapevamo già tutto. Ma non è così. Non è affatto così. Non sappiamo niente. Quanto deve aver sofferto mio marito per arrivare a fare quello che ha fatto! E io non sapevo niente. Questa è vita? I problemi degli altri, ecco di cosa parlava lui. Ma non abbiamo mai imparato davvero a vivere insieme o forse non siamo stati capaci di comunicare. Quanto deve essere stato disperato, senza sapere da che parte girarsi! E lui non aveva persone come voi con le quali parlare, che avrebbero potuto dirgli che cosa era giusto. Le cose sarebbero andate diversamente. E dopo la sua morte non sarebbe stato usato per riempire i giornali di bugie. Mio marito non è un assassino. E non è nemmeno un pazzo. È un uomo che ha reagito dopo essere stato colpito tutta la vita. Colpito e… calpestato. Se quello che ho sentito qui è vero, che l’1% della popolazione detiene l’80% delle ricchezze, allora lui a modo suo ha cercato di combattere l’ingiustizia. Il modo con cui l’ha fatto è sbagliato, ma io voglio rimediare. Io Emma Küsters voglio unirmi a voi nella lotta per la giustizia».