Robe da chiodi

Caravaggio-Bacon, qualche pensiero eretico

5 comments

Visto che l’immenso battage della mostra romana alla Galleria Borghese si sta traducendo come previsto in un moltiplicatore di banalità via stampa e tv, vi rimando a una riflessione fatta per degli amici. È solo l’inizio di un pensiero da sviluppare.

Written by giuseppefrangi

Ottobre 2nd, 2009 at 10:28 am

5 Responses to 'Caravaggio-Bacon, qualche pensiero eretico'

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  1. ciao Giu.
    d’accordissimo sulla lettura di Caravaggio: così totale! Di Bacon sono talmente ferita dall’aspetto della carne martoriata che mi è tuttora difficile percepire il punto di apertura … scusa, ho letto troppo Piccole Donne?
    abbraccio

    Cristina

    2 Ott 09 at 4:00 pm

  2. Lo so, è un po’ una mia fissa. Ma sono abbastanza convinto di beccare un punto vero: se guardi da vicino i quadri di Bacon (che lui tiene sotto vetro sempre, come fossero reliquie…) scopri che c’è un senso di bellezza della materia, che trascende nettamente il senso d’orrore. C’è come un senso dell’immensa preziosità dlela carne. Almeno ai miei occhi…

    giuseppefrangi

    2 Ott 09 at 4:39 pm

  3. provo…. l’ho visto negli anni ’70 (?) alla galleria claude bernard di parigi, e mi aveva impressionato idelebilmente la forma del trittico. E poi anche quelle grandi partizioni di gabbie che consideravo ‘prospettiche’ anche se sghembe, (ma le verticali ben diritte e parallele). Le gabbie prospettiche si erano deformate nel ‘trasporto’. Negli stessi anni avevo visto Gand, l’immenso polittico di S. Bavone di vanEyck. Il trittico di Bacon (nonostante il suo diniego) era un altare: una sequenza temporale?, una compresenza? e anche un altare. Nella sequenza/compresenza e sull’altare l’uomo. L’uomo misurato e poi rotto. Misurato e insieme rotto. Quell’uomo che pur restando uomo desiderava essere donna. Vedente, desiderava essere visto? Le calze a rete. Pescatore desiderava essere pescato? Consapevole della rovina della sua misura. Straziato per la rovina della sua misura? Aggrappato alla misura per non perdere la parola. Finalmente vivo nella testimonianza della carne. Nella carne sta saldamente ancorata la certezza di chi racconta punto su punto il dolore. (vado a tentoni… ‘per approssimazione’ )

    paola marzoli

    3 Ott 09 at 10:29 pm

  4. (continuo…) Bacon ha tentato più di una volta il trittico della crocefissione. Ma ha sempre rappresentato (in testimonianza di verità) carne sanguinante, straziata, ma irredenta.
    Vittorino retore diceva: “da che ho incontrato Cristo sono diventato vero uomo”.
    Un vero uomo libera in se l’anima: sta in una intenzione a Dio che, dopo essere passata per la profondità del corpo e del dolore esperito nel corpo, diventa con l’Eucarestia riconoscimento pieno di Cristo.
    Da qui una battuta fatta da me tempo fa (a proposito delle calze a rete) sulla ricerca dell’anima: non l’animula dell’imperatore Adriano ma un’anima che in Cristo si è fatta corpo conoscente e riconoscente.
    Con ciò la pittura di Bacon è testimonianza di verità. Come quella di Caravaggio. Di discesa coraggiosa e veritiera nel corpo. Da lì dobbiamo passare. ( vado sempre ‘per approssimazione’)

    paola marzoli

    4 Ott 09 at 1:36 pm

  5. Condivido. Ma dalle prime reazioni avute da amici dallo sguardo non condizionato, credo che la mostra romana sia un gran pasticcio, con Bacon tenuto a far da comparsa, scelto male, e messo in difficoltà dalla batteria dei cvapolavori caravaggeschi. Invece io ostinatamente credo che il nodo di Bacon sia il nodo cruciale della cultura figurativa del 900, soprattutto per chi si riconosce cristiano. Grazie comuqnue per le tue riflessioni. I pemsieri per approssimazione sono sempre quelli che si avvicinano di più alla realtà delle cose…

    giuseppefrangi

    7 Ott 09 at 9:54 am

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