Robe da chiodi

Agosti: “Cosa ho imparato da Bellosi”

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È uscito su Alias il ritratto di Bellosi firmato da Giovanni Agosti. Ne esce un profilo che dà tutto lo spessore, anche drammatico del personaggio, a dimostrazione che la calma finale della scrittura critica è sempre esito di un cammino a volte anche doloroso, di fratture intellettuali ed esistenziali. In un certo senso mi viene ancor di più da ammirare questa calma finale che cogliamo sulle sue pagine, come frutto anche di una grazia speciale. Quasi un premio. Scrive Agosti: «A quella prosa calma e come sedata, a quella riduzione dei problemi al nocciolo essenziale, lasciando perdere ogni forma di complicazione, ogni elemento di disturbo, a costo di risultare uno zuccone, Luciano non arrivava per dono divino, ma superando a fatica i propri tormenti, il proprio inguaribile senso di colpa, facendo i conti con l’insorgenza quotidiana dei fantasmi».
Una prima frattura “felice” Agosti la richiama nella scelta della tesi: Bellosi scartò quella proposta da Longhi su Alessandro Allori, per scegliere invece altra epoca (in senso storico, ma anche psicologico, direi): «…il crepuscolo del manierismo fiorentino, quando la città è ritornata provincia per restarci definitivamente, nonostante la corte medicea, cioè il tempo di Alessandro Allori, non era nelle corde di Luciano: e aveva trovato la forza di rifiutare la proposta di Longhi per dedicarsi invece a una tesi, discussa nel 1963, su Lorenzo Monaco… per cominciare così un periplo che l’avrebbe portato in un arco di tempo assai breve a diventare il maggiore interprete della fine del Gotico in Toscana».
Capisco che discende da Bellosi anche questa intuizione su un nuovo modo di fare mostre. Una novità di conceezione che fa capolino con la mostra Pittura di luce a Casa Buonarroti, nel 1990. «L’esposizione – una delle ultime battute del mecenatismo Olivetti – permette di riproporre la lunga fedeltà di Luciano a un aspetto (un aspetto soltanto, sia chiaro) del modo di procedere di Longhi ma stavolta si incrocia con altre sensibilità, di altre generazioni, e quello che rischiava di essere retrospettivo diventa, malgré soi, un avamposto di metodo. Luciano capisce, e ci prova gusto, di essere molto bravo a sapere fare le mostre: a scegliere le opere, a farle dialogare, a cercare attraverso la chiarezza degli accostamenti il senso della storia».

Giovanni Agosti e Luciano Bellosi (secondo e terzo da sinistra seduti), a Bagolino, davanti agli affreschi dei De Cemno. L’immagine è tratta da un fotogramma di un breve, bellissimo filmato di Alessandro Uccelli.

Written by gfrangi

Maggio 11th, 2011 at 8:21 am

7 Responses to 'Agosti: “Cosa ho imparato da Bellosi”'

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  1. Bellissimo, davvero, l’articolo uscito su Alias sabato scorso. Grazie per la segnalazione della versione online che giustamente il Manifesto ha messo a disposizione.

    Sergio

    11 Mag 11 at 12:04 pm

  2. bello davvero questo passaggio di sguardi. Bellosi su GIotto. Agosti su Bellosi e noi su Agosti e di nuovo su Giotto.
    Questa è l’arte. Si sente che in questo passaggio di sguardi animati si fa la conoscenza: il corpo conoscente dell’uomo.

    paola

    11 Mag 11 at 3:05 pm

  3. Bello l’articolo di Agosti in ricordo di Bellosi.
    La cosa che mi sfugge, ed è riscontrabile in altri scritti di Agosti, è perchè per glorificare Bellosi si debba gettare discredito su Zeri…non riesco a capire. Di sottofondo c’è anche la, giustissima, glorificazione di Longhi che in quanto ad expertise non era secondo a nessuno ma lo schifo è tutto per Zeri. Magari un giorno capirò!

    Francesco

    16 Mag 11 at 2:46 pm

  4. Informo che purtroppo l’articolo di Agosti non è più disponibile direttamente nel sito del Manifesto, se non per gli abbonati che possono scaricare i vecchi numeri di Alias. Per chi desiderasse ancora leggerlo online ne abbiamo messo a disposizione una versione in formato pdf (http://bit.ly/lXdrhd) nel nostro blog.
    Un cordiale saluto,
    s

    Sergio

    3 Giu 11 at 10:11 am

  5. Grazie. ottima iniziativa:

    gfrangi

    3 Giu 11 at 10:15 am

  6. […] del Manifesto, ora disponibile anche online nel sito del quotidiano (articolo). Ne parla oggi Giuseppe Frangi, osservando giustamente che ne viene fuori una figura complessa e drammatica che consente di […]

  7. […] parla oggi Giuseppe Frangi, osservando giustamente che ne viene fuori una figura complessa e drammatica che consente di […]

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