Robe da chiodi

Per favore, non togliete la mano di Cattelan da Piazza Affari

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Ha una forza iconica impressionante la mano mozzata di Maurizio Cattelan in piazza Affari a Milano (qui una foto). Sistemata su un plinto alto almeno una decina di metri, disegnato con sapienza in armonia con i motivi architettonici della piazza, ha una semplicità e insieme un’energia che dialettizza con gli spazi un po’ metafisici della piazza. Non si pensa al significato ironico del monumento, ma si resta sorpresi dallo spiazzamento che provoca, dal corto circuito di quel marmo bianco, come di una classicità resa monca. Cattelan dimostra una grande capacità di regia dello spazio; ne sente lo spirito, ne interpreta gli equilibri, li metabolizza e li scavalca senza umiliarli.

Una bella piazza, disegnata con la sapienza architettonica che l’Italia degli anni 30 aveva ancora connaturata nel suo Dna, diventa in tutto e per tutto una piazza contemporanea. Energia di oggi calata dentro un pezzo di tessuto di storia che è nostra storia.

Per favore, non togliete Cattelan da quella piazza.

(Cattelan ha avuto poi l’intelligenza di proporre una sfida: sa la scultura se ne va, lasciate il plinto, come base per altri che vogliano accettare la sfida di mettere le loro opere in mezzo alla piazza. Come sulla colonna di Trafalgar Square a Londra. Almeno questa sfida raccogliamola!)

Written by gfrangi

Settembre 26th, 2010 at 11:25 am

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10 Responses to 'Per favore, non togliete la mano di Cattelan da Piazza Affari'

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  1. Caro Giuseppe
    in fatto di arte contemporanea spesso mi sorprendi con giudizi e riflessioni illuminanti ed inaspettate per la mia sensibilita’ ancora troppo “moderna”, ma questa volta non ce l’hai fatta a convincermi…
    Perche’ non restare per una volta a quello che vedo? Un dito medio alzato davanti ad uno dei simboli della vita e dello spirito della citta’ meneghina!
    Quando ho visto quella mano mozzata piu’ che spiazzamento, ho provato un forte senso di ingiustizia.

    Sara Poretti

    26 Set 10 at 2:09 pm

  2. Leggendoti mi viene in mente un pezzo di Dino Buzzati sulla critica d’arte che finiva con le illuminanti parole “Rifè comerizzando per reare la biffetto posca o pisca”. Per dirla invece in italiano facile, mi pare che quest’opera di Cattelan sia, come al solito, una provocazione senza alcun valore, una volgarità gratuita, tra l’altro troppo facile. Direi di una banalità sconcertante. Un po’ come tutte le opere di questo furbissimo interprete del nostro tempo senza vera arte.

    Marco

    26 Set 10 at 6:59 pm

  3. Mi raccomando, le cose vanno anche viste… A volte anche artisti su cui pesano preconcetti pesanti possono produrre sorprese. Ad esempio vedendo la mano di Cattelan non viene in mente il gestaccio. C’è come uno slancio, una verticalità che sembra andare di contrasto con le dita mozzate. Un aspetto di impotenza contrastatao da quell’impeto verticale. C’è sapienza anche nell’aver scelto un’estetica classica e romana al cuore di una piazza che respira quella classicità un po’ morta (ma che è meglio di quasi tutte le piazze che a Milano si sono fatte nel dopoguerra). Il mio è un invito a non farla facile. a vedere e ragionare. Un’opera conta anche per la capacità di intercettare l’immaginario e le attese degli uomini del nostro tempo: Warhol insegna. (Per altro la mano con quel gesto non è rivolta verso la Borsa, quindi qualcosa si deve pensare a cominciare da questo rovesciamento).

    gfrangi

    27 Set 10 at 9:04 am

  4. A dire la verità, in una Milano ferma a Pomodoro, l’idea di trasformare Piazza Affari nella Trafalgar Square de’ noantri mi pare ancor più provocatoria che limitarsi lasciare lì il dito. Occorrerebbe ogni volta un’idea nuova, non per forza “à la Cattelan”. Sarebbe bello, ad esempio, vederci Anish Kapoor, Mark Quinn oppure qualche nuovo italiano.

    Luca Fiore

    27 Set 10 at 11:21 am

  5. io non sono mai riuscito a capire e ad apprezzare a fondo Cattelan, ma non me ne sono mai vantato perchè l’ho sempre considerato una mia mancanza. Non ho mai capito come potesse essere così apprezzato dalla gran parte del mondo dell’arte contemporanea. Sono poche le sue opere che mi hanno colpito: la squadra di negri (forse è meglio dire uomini di colore) con la scritta “rauss”, papa Woitila colpito dal meteorite, la scritta “Hollywood” sulla discarica di Palermo e, per ultimo, proprio il dito medio alzato di piazza affari: io la trovo un’opera perfetta per l’eleganza, e per come è in armonia con la piazza, la trovo un’opera estetica. Il dito medio si oppone al tempio del capitalismo in una delle capitali mondiali dell’economia con estrema raffinatezza. Stavolta devo dire bravo al mio amico Cattelan. Giuseppe ha ragione: per favore, non togliete quella statua!

    m.maffezzoni

    1 Ott 10 at 1:38 pm

  6. Sono tornato a rivedere la mano di Cattelan dopo averla vista di fretta la sera del vernissage , è un opera di rara potenza che si inserisce in un modo perfetto nel contesto , forse una delle sue opere migliori , ha la forza di una scultura classica e ti fa capire quanto possa influire una scultura per l’armonia di un’ architettura , credo, come diceva la signora del comune che non si era mai vista così tanta gente in quella piazza che forse molti prima ignoravano l’esistenza e non penso che questo si possa attribuire solo alla forza mediatica dei giornali , insomma se il comune la sposterà farà un errore ciclopico perchè sicuramente Cattelan per vendicarsi troverà il modo di sistemarla in qualche spazio nel mondo e allora ci mangeremo le dita !!!!!
    comunque dalla posizione della mano a me sembra un saluto romano con le dita mozzate .

    Giovanni Frangi

    2 Ott 10 at 6:17 pm

  7. […] Affari. Ho letto qua e là opinioni contrastanti. Commenti intelligenti di Giuseppe Frangi (qui, qui e qui) e commenti meno intelligenti di Rodolfo Casadei su […]

  8. Le auto in piazza degli Affari. Ecco cosa vede il forestiero. Le auto parcheggiate attorno al piedistallo che assediano il dito. La prima visione è sequestrata da quelle carrozzerie e anche nel caso ci si liberi, la visione ne è continuamente distratta. Ed ecco una domanda da parte di chi vive in una città di provincia con un godibilissimo centro storico per la maggiorparte vietato al traffico: le auto non si possono togliere?
    Senza automobili la scultura si vedrebbe. Non meglio, si vedrebbe proprio.
    Il beige e il bianco opaco rispettivamente del piedistallo e del medio si perdono sia sullo sfondo del Palazzo della Borsa sia sullo sfondo del palazzo opposto, entrambi costruiti con materiali di tonalità chiara. A pensarci questo è un altro pregio dell’opera: presenza forte, ma non urlata, di gesto clamoroso.

    Moca

    25 Ott 10 at 1:58 pm

  9. Io l’ho vista ieri notte. Sono arrivato da via Santa Maria e l’ho vista, di colpo, inquadrata nella grande apertura del palazzo che sta di fronte a palazzo Mezzanotte e che con questo fa da scena a piazza Affari. Consiglio a tutti di arrivarci da qui perché colpisce molto notare come l’altezza dell’opera sia veramente commisurata a questo punto di vista. Io credo che Cattelan abbia dato le misure alla scultura anche tenendo conto di questo punto di vista, perché il dito è perfettamente inquadrato in questa apertura dopo i primi passi che si percorrono sotto l’edificio. Non c’è un centimetro che rimane tagliato fuori in altezza.
    Questo controllo totale della misura, della proporzione, dei toni cromatici dei materiali, il disegno che la mano lascia impresso sulla scena di palazzo Mezzanotte, tutto questo ti fa fermare e fissare gli occhi come solo le grandi opere d’arte e le grandi architetture. Sul significato, l’opportunità della provocazione e tutto il resto, se ne può parlare. Resta il fatto che l’oggetto in sé è intrinsecamente bello e la piazza non può più farne a meno. Per questo chi vede il gestaccio per me non vede niente.

    Lorenzo

    28 Ott 10 at 10:34 pm

  10. Io ho pensato che fosse uno scherzo. Mi sono guardata attorno a cercare telecamere che volessero catturare l’espressione sorpresa dei passanti. Indubbiamente una bella mano, discutibile la scelta del dito che non è stato mozzato. Le idee, specie se divergenti sono sempre le benvenute. Il linguaggio sboccato peró nasconde definitivamente e inesorabilmente il contenuto.

    Tina

    16 Ott 11 at 9:06 am

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