Robe da chiodi

A me Brera piace così

6 comments

Stavolta sembra su Brera si faccia sul serio. Carlo Resca, direttore del Ministero dei Beni culturali, è stato delegato a seguire il progetto della Grande Brera dentro le inistiave per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Al centro della questione c’è il trasferimento dell’Accademia, su cui tutti sembrano d’accordo, tranne i diretti interessati, che ne fanno una questione di metri quadrati: gli spazi delle caserme di via Mascheroni, destinazione futura dell’Accademia sarebbero inadatti e troppo scarsi. Più che una questione di spazi io ne farei una questione di contiguità. Il valore aggiunto di Brera (Accademia) sta nello stare al piano di sotto di Brera (Pinacoteca). È un filo diretto che crea disordine, che limita gli spazi ma che ha fatto la storia di Milano. Ha fatto contaminazione tra passato e presente. So che è un’idea controcorrente, ma io l’Accademia non la sposterei mai da lì. E non so se gli spazi davvero manchino, visto che il grande Palazzo Citterio dal 1972, acquistato da un previdente Franco Russoli, sono ancora lì che attendono la loro destinazione. A me sembra che il problema sia la volontà di fare una pinacoteca pulita e asettica, su misura per un turismo che a Milano in realtà non esiste. Un luogo turistico a tutti gli effetti, secondo gli standard un po’ demenziali del turismo culturale di massa di oggi. Invece amo lo sporco di Brera, le scritte, il disordine. Mi dicono che lì c’è vita. E che un po’ di quella vita è risultante della luce dei capolavori che stanno al piano di sopra. E non credo davvero che sia romanticismo…

Written by giuseppefrangi

Gennaio 13th, 2010 at 3:07 pm

Posted in pensieri

Tagged with ,

6 Responses to 'A me Brera piace così'

Subscribe to comments with RSS or TrackBack to 'A me Brera piace così'.

  1. Anche io sono d’accordo con te. Le Accademie furono le prime istituzioni che diedero l’avvio ai musei moderni. Basti pensare ai salon, il primo nasce nel 1667 e permetteva agli alunni dell’accademia di poter esporre le proprie opere al pubblico.
    La Pinacoteca nasce dalle soppressioni delle confraternite, chiese, conventi, volute dai decreti napoleonici, ma il connubio Accademia-Pinacoteca è sempre stato molto forte, perchè oggi si vuole far della prima un surrogato della seconda?
    Perchè non si fa lo stesso discorso con l’accademia di Roma, Firenze o Venezia?

    OTILLAF

    13 Gen 10 at 3:50 pm

  2. Mi trovo molto d’accordo con le preoccupazioni che esprimi e lo sono ancora di più dopo aver fatto un videoclip promozionale su questo stupendo “cantuccio” di Milano che è Brera come esame universitario.

    Gio

    13 Gen 10 at 5:38 pm

  3. Purtroppo è esattamente come dici tu. La Pinacoteca ha un’ostilità palese verso Brera che ogni studente, credo, sente con fastidio, e che è ribadita in ogni crepa di quei soffitti, volutamente non restaurati.
    Vedere uno spazio solo dal punto di vista dei metri quadrati è assurdo. Il fine non giustifica mai i mezzi; il fine è determinato dai mezzi. Le pareti bianche delle enormi aule all’estero sono funzionali ed efficenti, ma fredde e vuote, ospedaliere; e il lavoro è determinato da questa freddezza e impersonalità.
    Il problema degli spazi a Brera effettivamente c’è; l’essenza di molti corsi è compromessa da questioni di attrezzature. Ma la maggior parte degli studenti vive su di sè la tensione di chi ama il posto in cui lavora ma deve contare solo su di sè per ottenere i seppur minimi mezzi; ed è questa tensione che tiene vive quelle pareti, credo. Scusate il fiume di parole, la questione mi è cara.

    Beatrice

    13 Gen 10 at 9:13 pm

  4. Su Brera sono daccordo senza sfridi: accordo di mente e di cuore. Ma oggi ripensavo a Blu. (sapete ormai che butto dei pensieri, anche peregrini, senza pretesa alcuna: per passione di argomento)
    Pensavo che a me oggi il bel murale di Blu appare un po’ ovvio sia per il soggetto che per la ‘grafica’ perché sono soggetto, tematica e grafica del nostro tempo. Espressi per altro con grazia larga e misura. (E quel filo di ironia che oggi appare indispensabile e che a me appare un ‘di meno’ e non ‘un di più’).
    Allora pensavo che quando i senesi hanno portato in processione la Maestà di Duccio, con lo stesso entusiasmo degli odierni tifosi di calcio, ne intendevano semplicemente il messaggio e il modo come noi oggi intendiamo immediatamente Blu.
    Eppure NO. Dentro le immagini già lavorate, percorse e ripercorse della storia sacra c’è un di più enorme, quel di più per cui anche chi le rappresenta seguendo gli stilemi del suo tempo, se ha cuore e coraggio, ci sprofonda dentro e ne vibra. E improvvisamente il mistero dell’uomo vibra su una nota mai udita. Anche senza saperlo.
    Dalle annunciazioni medioevorinascimentali fino ai corvi di vanGogh su campo giallo così simili alla figura rossa della maddalena spalancata come grido nella crocifissione di Masaccio. E oltre. Penso ancora ai trittici vuoti di Bacon.
    La storia dell’uomo: a tratti riposante in superficie, a tratti sprofondante. Anche nei luoghi della città si sedimentano pezzi di storia (Aldo Rossi ha insegnato) e dunque in Brera (Pinacoteca + Accademia+ polvere degli studi) c’è qualcosa che non è raccontabile e archiviabile in un colpo solo ed è sciocco e ingenuo ‘spolverare via’.

    paola marzoli

    13 Gen 10 at 10:39 pm

  5. una domanda siete mai stati in un aula di Brera ?
    sono stipate manca lo spazio , io le conosco bene si respira un’aria vecchia da morire , e lavorare diventa difficilissimo , la caserma è lì vuota e inutile , io ci andrei a lavorare di corsa , credo che sia un passo inevitabile quello dello spostamento anche per dare all’accademia un ruolo che oggi sembra un pò impolverato ! capisco il legame accademia – museo ma non mi risulta che a Londra o a Berlino le accademie siano sottostanti al louvre o alla Gemaldegalerie , credo che sia il legame con la città che vada rafforzato .

    giovanni

    14 Gen 10 at 10:16 am

  6. Non credo che sia corretto tirare in ballo altre realtà, come quelle presenti all’estero.
    E’ vero, l’accademia è un “buco”, ci son aule piccolissime per troppi alunni, ma allora perchè non si ridimensionano le iscrizioni? Inutile mettere il test d’ingresso (che ha dei livelli infimi) perchè lo passano tutti.
    L’Accademia di Brera è piena di persone, quante sono quelle che meritano un posto lì dentro? E quante sono quelle che son lì a perder tempo?

    Prima di snaturare la storia è meglio “rivoluzionare” la politica interna all’Accademia.
    Va anche detto, dall’altro lato, che l’Accademia di oggi non è più quella frequentata da Hayez, Bossi e Appiani, se ci sono talenti (non me ne vogliano i frequentatori)…sono nascosti bene.

    OTILLAF

    14 Gen 10 at 10:53 am

Leave a Reply